Quando su Kyoto si danno i numeri
A cinque anni dall’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto (16 febbraio 2005), non sembrano in molti a volerlo festeggiare con affetto. Anzi, si fa a gara a sparagli adosso. Che il Protocollo di Kyoto abbia fallito i propri obiettivi sembra ormai una realta’ che nessuno mette piu’ discussione. “Ecco perche’ Kyoto e’stato un fallimento: bisognava tagliare le emissioni del 5%, sono cresciute del 41%” riportava a tutta pagina la Stampa del 7 Dicembre. Neanche i giornalisti, ormai, si prendono la briga di controllare. Si tratta di una sorta di “verita’ da assuefazione”: siccome lo dicono tutti, allora sara’ vero.
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Allora, vediamo se e’ vero.
Iniziamo chiarendoci le idee su quali siano davvero gli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Molti si riferiscono all’obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni di gas serra del 5%, da valutare come media del periodo 2008-2012 rispetto al 1990 (anno base). Ma chi aveva questi obiettivi? Qui la confusione regna sovrana. Evidentemente, il giornalista della Stampa (e con lui molti altri) pensa che l’obiettivo di Kyoto fosse globale, cioe’che riguardasse tutti i Paesi. Falso. L’obiettivo del 5% (precisamente del 5,2%) riguardava solo i 37 Paesi “Annex-1” (industrializzati) che hanno firmato l’accordo nel 1997. L’accordo sarebbe entrato in vigore se fosse stato poi ratificato da un numero di Paesi responsabili di almeno il 55% delle emissioni dei Paesi Annex-1. Nonostante gli USA non lo abbiano ratificato, grazie alla ratifica di tutti gli altri Paesi (per ultimo la Russia), il Protocollo e’entrato in vigore nel 2005. Senza gli Usa, l’obiettivo di riduzione complessivo dei Paesi Annex-1 aderenti a Kyoto risulta di circa -4% rispetto al 1990 (vedasi qui per la lista completa per paesi con obiettivi di riduzione). Volendo raffrontate questi obiettivi con l‘andamento reale delle emissioni, si ottiene il grafico qui sotto (dati per il peridodo 1990-2007 senza il settore LULUCF, Land Use Land Use Change and Forestry).
Figura: emissioni dei Paesi Annex-1 (industrializzati), con o senza USA, rispetto agli obiettivi previsti dal Protocollo di Kyoto. Queste emissioni escludono il settore LULUCF.
Nel 2007, le emissioni dei Paesi Annex-1 senza USA sono risultate ben piu’ basse rispetto al loro obiettivo (-13.9% contro -4%). Ad essere precisi, quindi, l’obiettivo di Kyoto e’ raggiunto e abbondantemente superato. Anche se si considerano tutti i Paesi Annex-1 (USA compresi), le emissioni al 2007 non si discostando molto dall’obiettivo originario a cui Kyoto puntava (-3.9% contro -5.2%). Senza parlare di altri fattori che renderanno il raggiungimento degli obiettivi ancora piu’facile: gli assorbimenti del settore LULUCF (esclusi dal grafico, che equivalgono a circa il 2% delle emissioni del 1990), e il crollo delle emissioni nel 2008 e 2009 dovuto alla crisi finanziaria (i dati ufficiali fino al 2008 si avranno il 15 Aprile 2010).
L’Unione Europea non sta messa male, e si prevede che raggiungera’ il proprio obiettivo (-8% per EU-15) senza troppi problemi. Da notare invece che l’Italia, con un obiettivo di -6.5% rispetto al 1990, nel 2007 stava a +7%.
Comunque, attenzione: se dire che Kyoto ha fallito sulla base dei numeri e’un’emerita sciocchezza, dire che e’stato un successo puo’essere altrettanto azzardato: la principale causa di riduzione delle emissioni nei Paesi Annex-1 e’ stata la de-industrializzazione conseguente al crollo dell’ex impero sovietico, un evento chiaramente indipendente da Kyoto. Anche se gli ultimi anni molti Paesi Europei si sono iniziati a dare da fare seriamente, per valutare realmente l’effetto delle politiche di riduzione di gas serra conseguenti all’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto occorre probabilmente attendere piu’ tempo.
Se sui numeri e’meglio quindi sospendere il giudizio, c’e’ qualcos’altro per cui si puo’giudicare Kyoto?
Per brevita’, segnaliamo (tra tanti possibili) due aspetti positivi e due negativi:
Tra i positivi, e’indubbio che il Protocollo di Kyoto ha contribuito ad innescare una discussione che, tra alti e bassi, ha portato ad affrontare il tema dei cambiamenti climatici ai massimi livelli politici. Inoltre, attraverso i cosidetti “meccanismi flessibili”, ha creato un vero e proprio mercato del carbonio, che dovrebbe favorire la riduzione delle emissioni nel modo piu’ efficace ed economico possibile.
Tra gli apetti negativi, non si puo’ ignorare che molti Paesi industrializzati raggiungeranno i loro obiettivi con ben pochi sforzi: questo suggerisce che gli obiettivi erano tutt’altro che ambiziosi. Inoltre, i paesi “non Annex-1” (in via di sviluppo) hanno quasi raddoppiato le emissioni dal 1990, passando da circa 12500 a oltre 24000 Mt CO2eq. Complessivamente, quindi, le emissioni globali sono aumentate di circa il 40% dal 1990, vanificando totalmente gli (assai modesti) obiettivi di Kyoto.
E’ principalmente per superare queste due debolezze che c’e’stata la Conferenza di Copenhagen: lo scopo era (ed e’tuttora) ottenere obiettivi ben piu’ambiziosi da parte dei paesi industriallizati e coinvolgere anche i Paesi in via di Sviluppo.
In definitiva, come spesso accade, le cose sono piu’complesse di quanto uno sguardo superficiale potrebbe suggerire. Il Protocollo di Kyoto e’ lungi dall’essere perfetto, ma ha certamente iniziato un percorso di portata storica. Se e’ lecito criticarlo, almeno si spari agli obiettivi giusti.
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Testo di Giacomo Grassi
9 responses so far
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“Ecco perche’ Kyoto e’stato un fallimento: bisognava tagliare le emissioni del 5%, sono cresciute del 41%” riportava a tutta pagina la Stampa del 7 Dicembre. Neanche i giornalisti, ormai, si prendono la briga di controllare. Si tratta di una sorta di “verita’ da assuefazione”: siccome lo dicono tutti, allora sara’ vero.
Vero
La colpa del fatto che i paesi non fanno politiche (o ne fanno poche) per rispettare gli impegni presi, ad esempio l’Italia, viene data al Protocollo stesso. Come se chi non seguisse la ricetta del medico, dicesse che la ricetta era un fallimento.
Molti di quelli che accusa il Protocollo di aver fallito, hanno sperato a lungo che fallisse…
L’indecisione politica e la mancanza di competenza nei decision maker ha fatto si che in molti paesi che pur hanno ratificato il Protocollo, non si invertisse il trend emissivo.
Addirittura qualcuno ora grida alla riduzione delle emissioni quasi lodando la crisi che ha il “merito” di questa riduzione.
Occorre cambiare…ma il cambiamento è paura…ma ancora fatico a comprendere come il cambiamento climatico non faccia paura ma sia preso dai molti come una barzelletta….forse perchè non compreso o non voluto capire….
Kyoto non e’ fallito ma era solo poco ambizioso in partenza. Era il primo tentativo e posso comprendere una certa cautela. Ora pero’ sappiamo che non ha causato disastri economici e che si puo’ fare di piu’ e meglio.
Gli ostacoli che vedo sono la cronica incapacita’ della politica ad prendere/implementare scelte di lungo respiro e le obiettive difficolta’ di raggiungere di un accordo globale; il primo mi sembra lo scoglio piu’ grosso.
In economia c’è un esempio da raccontare quando si vuole spiegare il funzionamento di politiche che richiedono il contributo di più soggetti per un obbiettivo comune e quando questo contributo è “in concorrenza” con gli altri:
In una nave di pirati c’è un forziere con un tesoro che consiste in un numero ben preciso di monete d’oro tutte identiche, nel forziere ogni pirata ha un sacchetto con il suo ammontare di monete ed in ogni sacchetto c’è un foglio che indica il nome del possessore, dopo una tempesta il forziere cade in mare e dopo molti mesi viene recuperato ma i sacchetti e i fogli con i nomi sono stati dissolti dal’acqua salata.
Ogni pirata rivendica il suo gruzzolo ma la somma di quanto ciascuno dichiara risulta ben oltre il valore iniziale che solo il capitano conosce.
Si rischia l’ammutinamento e allora il capitano si fa consegnare da ciascuno, in maniera anonima, un foglio con il numero esatto delle sue monete precisando che se la somma non corrisponde al totale delle monete tutto il forziere sarà gettato in un punto profondo del mare.
Magicamente i pirati che poco prima si attribuivano tesori inverosimili diligentemente e onestamente collaborano e riescono a rientrare in possesso del loro gruzzolo.
La difficoltà di Kyoto, mi sembra, è quella di trovare il meccanismo coercitivo tale per cui lo sforzo di ciascuno sia considerato inderogabile, in questo caso il negazionismo mina l’effetto deterrente delle conseguenze previste del cambiamento climatico e legittima le richieste di deroghe e riduzione degli impegni di ciascuno.
Un po’ come se la minaccia di gettare il forziere in mare profondo non venisse considerata credibile.
Prendo atto che da oggi la moderazione di questo sito è funzionante. (Non è stato così in passato, come è evidente dai commenti dei post passati, dove, da qualsiasi punto di discussione si parta si finisce sempre per arrivare al solito battibecco C02 vs GW).
Nulla da eccepire dunque se un mio commento parzialmente off topic sia stato cancellato, come anche questo, e chiedo scusa per l’inserimento. Voleva solo essere una segnalazione alla redazione del blog, e non mi è venuto in mente nessun altro sistema.
Scusandomi di nuovo, saluto tutti, augurandomi che tale tollerenza zero venga adottata sempre.
si, grazie per la segnalazione
il suo commento è stato tolto non solo perchè proprio non c’entrava con il post, anche perchè stavamo pubblicando un post in cui il commento poteva essere più congruente…
si, ha ragione, non sempre si riesce a moderare… a volte si arriva tardi con già molte domande e risposte e dispiace toglierle tutte, a volte nelle ultime si torna un po’ in tema… comunque ci stiamo attrezzando per essere più tempestivi
buongiorno a tutti, vorrei sapere l’indirizzo internet da dove è stato ripreso il grafico delle emissioni dei Paesi Annex-1 rispetto agli obiettivi previsti dal Protocollo di Kyoto, perché mi servirebbe x la mia tesi di laurea… grazie mille giulia
Giacomo Grassi è in viaggio e le farà sapere appena possibile
Per ora guardi qui
http://www.eea.europa.eu/pressroom/newsreleases/eu-greenhouse-gas-emissions-more
o qui
http://unfccc.int/ghg_data/ghg_data_unfccc/items/4146.php
Per l’attualità, le consiglio questo
http://www.wri.org/publication/comparability-of-annexi-emission-reduction-pledges
confermo quanto scritto da Stefano, in particolare suggerisco di riferirsi al sito UNFCCC che contine i dati ufficiali dei paesi Annex-1. Eventuali piccole variazioni rispetto al grafico del post possono essere dovute ad aggiornamenti degli inventari di gas serra occorsi nel corso del 2010. Resto a disposizione per ulteriori domande.