L’ Artico senza ghiaccio
Il ghiaccio estivo nell’oceano artico diminuisce rapidamente e molti ne prevedono la scomparsa nel giro di pochi decenni. I dati recenti e le ricostruzioni del passato sembrano confermare questa ipotesi.
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Parlare di Artico senza ghiaccio causa spesso reazioni indignate e accuse di catastrofismo. Eppure, tutti sappiamo che è già successo di avere l’Artico senza ghiaccio estivo nel passato. Sappiamo che è possibile, resta da capire quali sono le condizioni che possono portare a questo evento.
Ci sono chiare indicazioni (Polyak et. al 2010) che lo stato attuale, caratterizzato da ghiaccio artico permanente, si è instaurato all’inizio del Pleistocene, circa tre milioni di anni fa. L’alternanza di periodi glaciali e interglaciali, dovuti ai cicli orbitali, si riflette sull’estensione del ghiaccio artico marino. Durante alcune fasi interglaciali, infatti, la temperatura media globale è stata anche diversi gradi superiore a quella attuale, la qual cosa ha prodotto la scomparsa del ghiaccio estivo.
La causa principale delle espansioni e ritiri dei ghiaccio marino nell’artico si pensa sia l’insolazione estiva alle alte latitudini, anche se effetti regionali, come ad esempio la presenza di grandi ghiacciai terrestri, possono produrre disuniformità geografiche e spostamenti temporali all’interno della stessa regione artica (Kaufman et al 2004). L’ultimo massimo di insolazione dell’emisfero nord è avvenuto circa diecimila anni fa. Il clima era generalmente più caldo di quello attuale, anche se non uniformemente, e la temperatura a nord di 60° di latitudine (emisfero nord) era un paio di gradi superiore alla media del ventesimo secolo (Kaufmann 2004).
In una recente review sulla variabilità del ghiaccio artico, l’autore suggerisce che “la copertura stagionale dei ghiacci artici è stata fortemente ridotta durante tutto il primo Olocene e sembra ci siano stati periodi estivi liberi dai ghiacci nell’Oceano Artico centrale”. Questa scoperta abbasserebbe la “soglia” di temperatura, per avere delle estati senza ghiaccio, ad un paio di gradi oltre la media del secolo scorso.
L’idea di condizioni così vicine per avere l’Artico senza ghiaccio estivo potrebbe sembrare sorprendente. In fondo, le proiezioni dell’IPCC sull’estensione del ghiaccio artico estivo, benché mostrino una complessiva diminuzione, non fanno pensare ad un’assenza di ghiaccio estivo fino ad almeno la fine del ventunesimo secolo (Fig. 1).
Fig. 1: estensione del ghiaccio artico a settembre misurata (rosso) e proiezioni dell’IPCC (Copenhagen Diagnosis 2009)
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Ma, come mostrato nella stessa figura, la media delle proiezioni non è molto in accordo con il mondo reale. Misure di estensione (curva rossa, aggiornata al 2008) mostrano infatti che, negli ultimi 30 anni, si è avuta una diminuzione decisamente maggiore rispetto alle proiezioni modellistiche riportate dall’IPCC. Gli stessi modelli, presi singolarmente, mostrano però, che “brusche riduzioni sono una caratteristica comune di queste simulazioni per il ventunesimo secolo”. La causa di queste brusche riduzioni viene identificata nel feedback dell’albedo del ghiaccio e in un aumento nel trasporto del calore oceanico.
Una delle prevedibili conseguenze del feedback dell’albedo è che il valore dell’estensione del ghiaccio in settembre dovrebbe con il tempo ridursi più rapidamente. Quando l’estensione residua dei ghiacci marini estivi diventa piccola l’effetto di amplificazione si riduce, per cui anche il tasso di decrescita si riduce. Possiamo facilmente verificare a che punto siamo guardando i dati del NSIDC sull’estensione del ghiaccio a settembre.
Dati NSIDC sull’estensione in settembre (nero) con un fit polinomiale del secondo ordine (rosso).
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Il fit lineare (non mostrato) fornisce un trend negativo di ottantamila chilometri quadrati l’anno, cioé circa il 12% per decennio rispetto alla media su tutto il periodo. Ma l’analisi dei residui mostra l’inadeguatezza del fit lineare, e che un polinomio del secondo ordine è più appropriato; quest’ultimo è mostrato in figura in rosso. Possiamo quindi dire che, in relazione al periodo 1979-2010, siamo in presenza di un trend negativo in accelerazione.
Concludendo, sappiamo che un Mar Glaciale Artico libero dal ghiaccio estivo è possibile, che non richiede temperature estremamente alte, che non siamo molto distanti da quel momento, e che il trend negativo sta accelerando. Quindi, perché dovrei sorprendermi quando qualche glaciologo sostiene che, nel giro di pochi decenni, potremo facilmente raggiungere il Polo via mare a settembre?
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Testo di Riccardo Reitano
31 responses so far
faremo, anzi, faranno, senza ghiaggio al polo per qualche settimana in estate. E’ molto grave?..
matteo
il “molto grave” è un giudizio di valore e quindi soggettivo. Quello che può dirsi è che è un feedback positivo al riscaldamento in atto; quindi di certo non andrebbe meglio che ora o qualche decennio fa.
Beh Matteo possiamo immaginare di fare una cosa equivalente dalle nostre parti; prendi una cosa essenziale, nel senso sempre presente, per il nostro paesaggio ed eliminala per qualche settimana d’estate o d’inverno se vuoi; per esempio dato che in molti climi la pioggia si riduce d’estate supponiamo di eliminarla completamente per alcune settimane; niente temporali estivi per capirci; quali sarebbero gli effetti? prova a pensare a questo e vedi se il cambiamento è di tuo gusto; dato che a me piace la musica penso ad un esempio musicale togliamo il temprale estivo dalle 4 stagioni di Vivaldi; non so se rendo l’idea; c’è qualcosa di essenziale che manca.Se non ci sono piogge estive sicuramente ci saranno problemi di irrigazione per esempio o per gli animali e la flora, la siccità è un problema serio quando si presenta anche per periodi ridotti.
Il grafico riportato è una prova del fatto che le proiezioni IPCC non sono ancora affidabili. Il fatto che, in qualche caso, la “realtà” si dimostri “peggiore” delle previsioni dovrebbe far rifeettere sull’opportunità di affidarsi ad esse.
Più in generale, quando vedo nei modelli che, tanto per fare un esempio, hanno sottostimato il riscaldamento in Groenlandia, e lo hanno sovrastimato in Antartide, non ne concludo che “in media” ci hanno azzeccato. Piuttosto ne concludo che sono lontani dall’essere adeguati.
@Matteo
“è molto grave?”: be’, se l’acqua rimanesse nel circolo polare, lo sarebbe solo per chi ci vive.
@agrimensore g
“proiezioni IPCC”: quali?
“ne concludo che sono lontani dall’essere adeguati”: a che cosa?
agrimensore
detta in termini così generici non si può che essere daccordo sull’inadeguatezza dei modelli. Non a caso, decine di scienziati continuano a studiarci sopra. Di più, è davvero difficile trovare un campo della scienza in cui si fermano gli studi perchè quanto è noto è ormai “adeguato”. Gli scienziati sono fatti così, difficili da accontentare.
Quel che volevo dire in questo post, in realtà, era semplicemente che la diminuzione della copertura di ghiaccio nell’artico sta già accelerando e che quindi non è strano che la previsione approssimativa di quando l’artico sarà libero dal ghiaccio in estate venga anticipata. Il tutto “condito” con dati paleoclimatici e senza bisogno di chiedere aiuto ai GCM.
@oca sapiens
“proiezioni IPCC”: Quelle che sono contenute nei vari rapporti. Non dico che sono tutte sbagliate, ma quando ne vedo qualcuna così errata come quella dell’estensione dell’artico, comincio ad essere più sospettoso sulle successive.
“lontani dall’essere adeguati a che cosa?”: ad esempio, a effettuare previsioni per grandezze climatiche statische su base multidecennale. O a calcolare la sensibilità climatica del pianeta. Per lei invece, a cosa sono adeguati?
@Reitano
“è davvero difficile trovare un campo della scienza in cui si fermano gli studi perchè quanto è noto è ormai adeguato”: certo, gli studi non si fermano, però, ad esempio, un modello meteo, che fornisce previsione a tre o quattro giorni lo definirei adeguato. Lo so che non è perfetto, lo so che ci stanno lavorando per perfezionarlo, ma in base alla previsione del giorno prima decido se prendere o no l’ombrello. Può darsi che mi possa capitare di bagnarmi, ma succede raramente.
“previsone approssimativa”: ho capito il senso del suo post (credo), e, in fondo, neanche a me pare strano l’anticipo di cui scrive, solo che più di previsioni (termine che in qualche modo suggerisce che si è trovata la legge che regola il processo), parlerei di proiezioni, così come scritto nella didascalia dela figura (si stebilisce un trend e lo si aggiorna man mano che si hanno a disposizione i nuovi dati).
agrimensore
vedo che siamo daccordo che il concetto di adeguato ha poco di scientifico e molto di personale se lasciato generico. Per quanto riguarda l’artico già in tanti con interessi di vario genere nella regine si stanno muovendo, come lei con l’omrbrello. Evidentemente ritengono adeguate le conoscenze.
Sulla previsione, ho utilizzato il termine intenzionalmente. La differenza con la proiezione non è quella che dice lei ma il doversi basare su scenari di azioni umane ovviamente soggette a decisione. Anche senza arrivare ai cosiddetti tipping points, alcuni fenomeni consentono la previsione sugli andamenti. Questo capita quando si parla di orizonti temporali limitati e quando sono coinvolte grandi inerzie, cioè tempi di reazione del sistema lunghi; le proiezioni, in questi casi, sono praticamente indistinguibili ed è possibile (non rigoroso) pensarle come previsioni.
@agrimensore g
Proprio come dice lei il meteo e l’ombrello, solo che cambia la scala di tempo e di spazio.
In piccolo, noi – Ong umanitarie e ambientaliste – abbiamo bisogno di modelli globali e locali, di tanti tipi, perché pianifichiamo interventi su più generazioni in varie parti del mondo. Per es. ad Action Aid dai modelli sappiamo che bisogna aiutare le contadine bengalesi del delta a procurarsi altre terre. So che lei vuole aspettare prima di decidere se è il caso di limitare le emissioni di gas serra, noi non possiamo. In Burkina Faso alcune Ong non hanno tenuto delle proiezioni/previsioni e dieci anni fa nei villaggi hanno costruito ambulatori in mattoni. Sono cambiate le piogge, l’acqua non c’è più quando serve, la gente è emigrata. Soldi buttati via, era meglio attrezzare due “camion-infermeria”, oggi servirebbero nelle periferie delle città congolesi dove gli emigrati cercano di sopravvivere.
@oca sapiens
“So che lei vuole aspettare prima di decidere se è il caso di limitare le emissioni di gas serra, noi non possiamo”
Forse lei mi confonde con qualche altro: non troverà mai un mio commento circa l’opportunità di limitare, e in che misura, i gas serra. Viceversa, nè troverà altri, anche su questo blog, ove dichiaro che assisterei con interesse ad un dibattito del genere.
“abbiamo bisogno di modelli globali e locali, di tanti tipi”
Provo ad esplicitare tra parentesi il sottinteso che c’è nella sua frase: modelli globali (che funzionino, cioè che siano adeguati allo scopo)
@reitano
“il concetto di adeguato ha poco di scientifico”: forse avrei dovuto metterlo tra virgolette, ma che i modelli siano “far from adequate” l’ho ripreso, accedendo al blog di oca sapiens, da una lettera dell’APS. Se mi permette una battuta, noto che lei ha una certa affinità elettiva con Lewis: anche lui ha rimproverato all’APS di utilizzare termini poco scientifici.
A proposito di termini (molto più importante, direi essenziale). Lei scrive:
“La differenza con la proiezione non è quella che dice lei ma il doversi basare su scenari di azioni umane ovviamente soggette a decisione”
Lei avrà senz’altro fonti più autorevoli, ma siamo su Internet, quindi mi lasci riportare la definizione di wikipedia di projection:A forecasting of future developments based on current statistics and trends.
Cioè la proiezione è una particolare tipo di previsione ove si fa uso di statistica e trend per sopperire alla carenza di conoscenza del meccanismo che determina il futuro sviluppo. In effetti, è l’uso che mi è capitato di sentire/leggere più spesso,anche in lingua inglese, e quello che comunemente si adopera (le previsioni della DOXA, o di altri istituti, sull’esito delle elezioni durante lo scrutinio delle votazioni, si basano sulla statistica e vengono chiamate “proiezioni”)
Guardi, non è pignoleria lessicale. Al contrario, è proprio questo malinteso d’interpretazione che genera un certo scetticismo (almeno il mio) sull’AGWT. Spesso i rapporti dell’IPCC parlano di proiezioni, e se il significato fosse quello che ho scritto sopra, non avrei nulla da eccepire. E’ quando si fanno passare queste proiezioni come “previsioni relative a determinati scenari” che mi chiedo: dov’è l “esperimento (osservazione)” progettato ed effettuato (prevista prima e poi verificata) per “validarle” in termini qualitativi e quantitativi? Ovviamente non mi riferisco ai singoli fenomeni fisici, ma al clima nel suo complesso (sensitività climatica).
A proposito di ghiaccio artico consiglio questi siti amatoriali dei soliti scettici………..
http://co2thetruth.e-monsite.com/rubrique,les-glaces,405143.html
http://docs.lib.noaa.gov/rescue/mwr/050/mwr-050-11-0589a.pdf
@giovanni
nulla di nuovo, no?
Magari da affiancare alla lettura del paper linkato ad inizio post (Polyak et al. 2010), qui una sintesi: http://www.sciencedaily.com/releases/2010/06/100602193423.htm
E magari anche da questi:
http://www.nature.com/ngeo/journal/v2/n11/full/ngeo670.html
http://www.schweizerbart.de/resources/downloads/paper_previews/73403.pdf
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/joc.1973/abstract
http://edoc.mpg.de/224180
agrimensore
rimango sempre stupito quando qualcuno mostra una palese mancanza di interesse a capire cosa l’interlocutore cerca di dire. Lei ha tralasciato arbitrariamente la fine della mia frase che cita: “se lasciato generico”. Sono propio queste ultime parole che danno un senso alla frase. Ma a lei evidentemente non interessano, tanto che le ha eliminate, per accomunarmi ad una posizione che io non ho mai espresso e che lei mi vuole, non so perchè, attribuire. D’altra parte, fa lo stesso con l’APS, prende una frase da una lettera dal senso inequivocabile e la “vende” per una condanna dei modelli da parte dell’APS. In piccolo, lei sta riproducendo lo scempio di citazioni dalle email rubate alla CRU.
Discorso analogo, ma al contrario, si può fare per il “cioè” sulla definizione di wikipedia. Qui aggiunge un pezzo: “per sopperire alla carenza di conoscenza del meccanismo che determina il futuro sviluppo.”; questa è una sua personale aggiunta non compresa nel testo originale. Anche se siamo su internet, credo dovremmo attenerci a ad una certa “deontologia”.
In ogni caso, questa definizione è generica, mentre capita spesso che diverse comunità scientifiche diano significati diversi ai termini. Provi ad esempio a vedere quanto dicono quelli della CRU (http://www.cru.uea.ac.uk/projects/ensembles/pus/CLIMATE%20MODELS/Prediction.html) su proiezioni e scenari.
Reitano
Le assicuro che che ho cercato di capire cosa volesse dire. Se ho tralasciato una frase è per riassumere, eventualmente mi rettifichi. Capita anche a me di essere frainteso (in poche di righe di commento, può succedere): piuttosto che stupirmi preferisco precisare il mio pensiero. E poi non la volevo accomunare a niente, la mia era solo una battuta perchè Lewis aveva contestato un altro termine dell’APS, un avverbio in effetti poco scientifico.
Però anch’io mi stupisco, in qualche circostanza. Ad esempio, alla frase dell’APS ho dato la mia interpretazione che è quella che i GCM non sono ancora maturi come tecnologia. Se lei, come altri in passato, la ritenete errata, perchè diamine, nè lei, nè altri in passato, non mi evidenziate l’interpretazione corretta? Basterebbe scrivere: non è che i GCM non siano una tecnologia matura, bensì… Vedrà che cercherò di capire.
Per quanto riguarda la definizione di wikipedia, certo che aggiungo un pezzo, immagino che i lettori sappiano l’inglese, almeno quel poco che serve per tradurre la frase, non hanno bisogno di una traduzione letterale. Se è per questo, ho aggiunto anche degli esempi. Di nuovo, esprimo ciò che penso, non faccio didattica. Francamente, non penso di aver detto cose sbagliate o deontologicamente scorrette, ho solo cercato di illustrare qual è il significato comune di “proiezione”. Secondo lei, non è quello che ho scritto io il significato comune di “proiezione”?
Viceversa, se lei avesse cercato di capire, avrebbe notato che il mio era esclusivamente un tentativo di definire il mio tipo di scetticismo e la conseguente chiave di lettura che do al suo articolo. Penso proprio lei abbia frainteso ciò che ho provato a scrivere.
Per quanto riguarda il link, ho qualche difficoltà ad aprirlo, ma ci riproverò.
@ agrimensore g
La sua conoscenza dei GCM è senz’altro superiore alla mia, che è prossima a 0, e mi guardo bene dall’entrare nel dibattito tra lei e Reitano. Quando studiavo fisica i metodi di soluzione numerica e i modelli di simulazione erano rudimentali. Tuttavia la scienza è progredita.
I casi della vita mi hanno poi portato a occuparmi di informatica aziendale, all’epoca tutt’altro che matura. Ma nei succesivi 30 anni è progredita al punto che oggi anche le più piccole aziende gestiscono su elaboratori contabilità, magazziono, ordini, personale, progetti ecc. Per non parlare del web.
Anche i modelli di simulazione hanno fatto passi da gigante e sono oggi usati in numerose aree tra cui meteo e clima. Il suo scetticismo si riferisce a tutti i modelli o solo ai GCM?
Probabilmente l’APS aveva ragione ad affermare che i GCM non erano maturi. Bisogna vedere l’evoluzione nel frattempo. Ma soprattutto, mi sembra, nessuna area di ricerca avanzata è matura; se lo fosse diventerebbe tecnologia applicata.
La storia non si ripete uguale, ma se ne possono trarre insegnamenti utili. Fuori dalla climatologia, i due attuali pilastri della fisica – quanti e relatività – sono in conflitto. Dunque a stretto rigore almeno uno è sbagliato. Ciò non impedisce, nell’attesa di una teoria unificata, di sviluppare le conoscenze nelle rispettive aree. I due pilatri precedenti – la meccanica di Galileo-Newton e l’e.m. classico – hanno sostenuto egregiamente lo sviluppo della conoscenza della natura per secoli e per molti aspetti sono adeguati anche oggi.
Ma la cosa che più mi sta a cuore è che, anche ammettendo che la teoria standard dell’AGW abbia dei punti deboli e ci offra una conoscenza imperfetta, bisogna prendere decisioni con conseguenze potenzialmente gravi sui nostri discendenti. Assistere con interesse al dibattito, come dice lei, va bene ma non basta.
Bernasconi
in un numero di EOS di un paio di mesi fa G.J. Wasserburg, professore emerito del California Institute of Technology, scriveva a proposito delle lacune nella nostra incapacità di predire il futuro climatico:
“This is also a problem in “predicting” global climate change regimes. The scientific community has clear evidence of alteration of our global atmosphere and oceans resulting from human activity. We have models of the processes that appear to have caused them and have inferred the global changes. Because of the extreme magnitude of the possible effects, these considerations and actions must be given serious consideration by all levels of government (nationally and internationally). However, we do not have the knowledge or power to make explicit predictions. As philosopher Alfred Korzybski once stated, “the map is not the territory”; the “map” is what we think resembles reality, and we should use it as a guide in our thinking and actions. One is well advised, when traveling to a new territory, to take a good map and then to check the map with the actual territory during the journey. This map must be subject to new objective scientific insights with due consideration of the potential imminence of the global changes. Our actions should reflect this viewpoint.”
Come giustamente dice lei, i nostri modelli e le nostre teorie sono sempre stati solo un’approssimazione della realtà, la mappa non è il territorio. Muovendoci in territori sconosciuti la mappa ci fa da guida, ma durante il viaggio si deve confrontarla con la realtà e modificarla ove necessario. Questo è ciò che la scienza ha sempre fatto e sta continuando a fare, nonostante le spinte ad un certo “nichilismo scientifico” di una società che sembra, o aspira a, essere iper-tecnologica ma profondamente a-scientifica.
@Bernasconi
Comincio dalla fine (riporto la sua frase parziale per riassumere, se ne ho cambiato il senso, mi corregga):
“bisogna prendere decisioni con conseguenze potenzialmente gravi sui nostri discendenti. Assistere con interesse al dibattito, come dice lei, va bene ma non basta.”
D’accordo, bisogna prendere decisioni, ma io sono un commentatore di blog, non il decisore. Posso assistere al dibattito, al più inserire un commento, ma, premesso che non sono contrario a riduzioni di emissioni CO2, prima debbo maturare un’idea a partire da una discussione su modalità, pro/contro, ecc. che si poggi su base corrette.
Sui modelli: non sono contrario in generale, però penso che più un modello ha orizzonti temporali lunghi, più è difficile renderli efficaci. I GCM hanno un orizzonte temporale di 20 o 30 anni, in quanto si basano su valori statistici calcolati su periodi di tale durata. Se lavora nell’informatica aziendale, le chiedo: tra la prima istallazione di un pacchetto sw, e il momento in cui risulta “adeguato” alla necessità dell’azienda, quante volte è costretto a “confrontarlo” con la realtà per i successivi raffinamenti? Suppongo che lei potrà farlo almeno una volta al mese, i GCM pertroppo no. Questo non significa che chi li ha sviluppati non abbia svolto un ottimo lavoro (più di così probabilmente non poteva fare). Un grafico sull’estensione dei ghiacci artici, come quello esposto nell’articolo, a mio parere, non fa che confermarlo.
Sulla frase dell’American Physical Society (APS): However, APS continues to recognize that climate models are far from adequate (13/10/2010).
Questo è il link
http://www.aps.org/about/pressreleases/haroldlewis.cfm
(3-ultimo paragrafo)
Questa frase, recente, mi ha colpito in quanto preveniente da una fonte pro AGWT, e l’ho interpretata come la necessità di raffinare i GCM prima di poterli ritenere adeguati al loro scopo. A fronte delle accuse di aver decontestualizzato la frase, vorrei sapere lei come la interpreta.
PS:: è il mio 5o commento, quindi non potrò continuare la discussione.
@ Riccardo Reitano
Grazie per le splendide frasi che ha riportato. La metafora mappa-territorio (ripresa anche da Borges in un affascinante racconto) mi sembra adattarsi in modo perfetto al rapporto scienza-realtà.
@ agrimensore g
Cerco di precisare meglio il mio pensiero che mi rendo conto di avere espresso in modo confuso.
La responsabilità di prendere, al meglio delle conoscenze disponibili, decisioni che possono avere gravi conseguenze sui nostri discendenti spetta ai politici designati da noi cittadini. E quindi in ultima analisi a tutti noi cittadini quale che sia il nostro ruolo nella società. Implicitamente, anche non decidere o decidere di non fare nulla può avere gravi conseguenze.
Per quanto riguarda i modelli climatici, mi risulta che siano stati applicati al passato con buoni risultati. Climalteranti ha affrontato la questione tempo fa. Forse è utile riprenderla, approfondirla, aggiornarla e riaprire il dibattito?
Ho letto con attenzione la comunicazione dell’American Physical Society (APS), anche il lungo paragrafo del commentary allegato in cui definisce l’incertezza dei modelli climatici.
Mi ha colpito la durezza nei confronti del Dr. Lewis. Conosco bene gli USA e so che lì si usa così. Ciò che mi ha più colpito è il contrasto con l’olimpico distacco delle corrispondenti istituzioni italiane riguardo ad affermazioni analoghe a quelle del Dr. Lewis.
@agrimensore g
” @oca sapiens – “So che lei vuole aspettare prima di decidere se è il caso di limitare le emissioni di gas serra, noi non possiamo” Forse lei mi confonde con qualche altro.”
Neanche per sogno. L’ha appena confermato scrivendo “premesso che non sono contrario a riduzioni di emissioni CO2, _prima_ debbo maturare un’idea a partire da una discussione su modalità, pro/contro, ecc. che si poggi su base corrette”.
La maturi pure con calma, noi sappiamo già che le basi sono abbastanza corrette, i modelli abbastanza adeguati al loro scopo: aiutarci a decidere oggi.
@Gianfranco B
“prendere decisioni che possono avere gravi conseguenze sui nostri discendenti spetta ai politici designati da noi cittadini”
Spetta anche a noi, – in generale, mica solo a noi delle Ong – dobbiamo decidere dove abitare, come muoverci, cosa comprare, per chi votare o no ecc.
“olimpico distacco”
Dici? Il presidente onorario della Società Italiana di Fisica s’è schierato con F. Battaglia.
@ oca sapiens
Mi sembra di aver detto chiaramente che tutti noi cittadini siamo responsabili. Ma hai fatto bene a ribadire che il nostro ruolo non si esaurisce nella delega ma include anche altre importanti decisioni individuali.
Per quanto riguarda Ricci mi sembra che la sua sia una posizione personale. La SIF in quanto tale non mi pare si sia espressa. L’APS invece prima ha consultato i propri membri e poi ci è andata giù pesantissima. Per lo meno a me è parso di capire così.
@Riccardo
impegni:”parlavo a nuora”.
Sai, quando uno si firma “presidente onorario della SPI” e la SPI tace, vien da pensare che acconsente. L’APS è stata chiara, si vede che i soci sono stufi di essere accusare di frode da nullità prezzolate.
@Admin
Questo più che un commento è una precisazione.
Il _prima_ che sottolinea oca sapiens in merito a una mia frase precedente si riferisce a “inserire un commento”, non al “premesso che non sono contrario alla riduzione di CO2”. Mi pareva fosse già chiaro, così non ci sono più dubbi.
@ agrimensore g
Anch’io ho inteso la sua frase come Oca Sapiens. L’ho riletta più volte sempre ricavandone la stessa impressione. Non ho replicato solo per correttezza visto che lei ha esurito i suoi 5 commenti. Grazie al suo ultimo chiarimento la frase, anche se mi suona un po’ ambigua, diventa quasi condivisibile.
Chiudo con i migliori auguri di buone feste a tutti i Climalteranti e alle vostre famiglie.
Scusate, avrei una domanda.
Anni fa in un testo di Schneider lessi che senza anidride carbonica la temperatura media del pianeta sarebbe di – 17 ° C.
Alcuni mi hanno obiettato che non è così, che quel dato sarebbe vero in assenza completa di gas serra, fra i quali il contributo maggiore al riscaldamento verrebbe dal vapore acqueo.
E’ vero (magari ricordo male ciò che ha scritto Schneider) o è una delle tante frottole negazioniste che ormai la fanno da padrone sul web?
Armando
è vero che il valore di circa -17 °C è riferito alla totale assenza di effetto serra ed è anche vero che il maggior contributo viene dal vapor acqueo. Meno ovvio di quanto alcuni credono è separare i vari contributi. Qui le “frottole negazioniste” impazzano e letteralmente danno i numeri, arrivando anche a oltre il 90%.
Se è interessato a qualche dettaglio in più può leggere un recente science brief e/o gli articoli citati lì.
ma non ci dite niente di Cancun 😉 ??
Tranquillo Vincenzo, le tue aspettative non verranno deluse 🙂
@ Armando
“senza anidride carbonica la temperatura media del pianeta sarebbe di – 17 °C.
Alcuni mi hanno obiettato che non è così, che quel dato sarebbe vero in assenza completa di gas serra”
Secondo questo articolo pubblicato recentemente su Science “Atmospheric CO2: Principal Control Knob Governing Earth’s Temperature” (http://www.sciencemag.org/content/330/6002/356.abstract) la CO2 e’ il vero e proprio architrave dell’effetto serra in quanto, mantenendo la struttura della temperatura atmosferica stabile, e’ in grado di mantenere in atmosfera il vapore acqueo. Senza CO2, il vapore acqueo condenserebbe precipitando e lasciado l’atmosfera praticamente sgombra da gas serra. In questo modo la temperatura della terra sarebbe pari a quella calcolata con la legge di Boltzmann ovvero circa -17 °C. Quindi, si, senza CO2 atmosferica, questa sarebbe piu’ o meno la temperatura del pianeta.
[…] A proposito dell’argomento segnalo questo vecchio articolo di climatemonitor, molto interessante Climalteranti.it
[…] fa su Climalteranti abbiamo discusso dei preoccupanti dati del ghiaccio marino artico, e dell’ipotesi dell’Artico privo di ghiaccio estivo. Era il periodo in cui, alcuni lo ricorderanno, il gruppetto dei soliti noti cercava di far credere […]