Solar: energia del sole, pigrizia dell’uomo
Come già in “Lettera da Berlino” e in “Sabato”, Ian Mc Ewan gioca nel suo ultimo libro “Solar” sul parallelo-intreccio tra vicende globali (la guerra fredda nel primo caso, la guerra calda in Iraq e le grandi manifestazioni pacifiste del 2003 nel secondo) e le storie personali, caratterizzate da amore, sofferenze, violente inquietudini e piacere, come quelle di tutti noi.
In ‘Solar’, la questione globale è il cambiamento climatico; il prof. Beard, protagonista del romanzo, si muove in una dimensione non più tragica o drammatica come nei due precedenti romanzi, ma direi farsesca, quasi parodistica. Il viaggio all’isola Spitsbergen, la goffaggine del protagonista e l’assurdità insensata del contesto, ne sono forse la rappresentazione suprema. Ma tutto il romanzo si muove su questa tonalità: si tratta di una tragedia e di una catastrofe quella che è in corso, ma Beard (e l’umanità) non riescono a prenderla e a prendersi davvero sul serio.
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Il piccolo grande Beard, pieno di sé e del suo Nobel per la fisica in società, ma incapace ed imbranato nell’intimo e nella vita privata, sta di fronte agli eventi con tutto il suo bagaglio tecnico, cognitivo e morale, ed appare quasi ridicolo nella sua totale inadeguatezza; cerca di arrabattarsi come può, ne esce vivo sempre, ma anche sempre un po’ fuori registro, incerto, inetto.
Vive in una continua ambivalenza, tra interesse e repulsione, il suo rapporto con le donne e con l’umanità: ne ha bisogno, lo desidera, ma è sempre sfuggente, cinico, essenzialmente asociale e disincantato. Il suo legame con la moglie Patrice, ricorda il nostro legame con la Terra e con la Vita: lo sentiamo quando viene a mancare, ci manca proprio quando l’abbiamo respinto e negletto, lo sentiamo forte soprattutto quando lei ci lascia. Ma quel che ri-chiamiamo amore si rivela soprattutto come ansia di controllo e paura di perderlo sull’altro e sulla vita.
Un’ambiguità estetica e morale persistente, intenzionata al bene, ma perversa: la stessa che ha spinto gli scienziati pacifisti a produrre la bomba a Los Alamos per lottare contro Hitler (mentre seguivo Beard, leggevo anche l’autobiografia di un vero grande e giocoso fisico come Richard Feynman, illuminante al proposito ed anch’essa ironicamente profonda…) ed oggi porta Hansen e Diamond a ritenere possibile il nucleare civile (sic!) pur di lottare contro l’inquinamento da fossili.
Un opportunismo etico che permette al protagonista di utilizzare a proprio vantaggio la morte accidentale del suo giovane ed appassionato collaboratore, facendo proprie di nascosto le sue intuizioni scientifiche; e riesce in un colpo solo anche ad accusare della morte l’amante di sua moglie e a mandarlo in carcere per vent’anni. I nodi verranno al pettine, è vero, ed i sensi di colpa ogni tanto emergono, ma quel che conta è approfittarne ora, subito, prendersi tutto e goderne.
Anche qui, come non riscontrare un’analogia con i comportamenti più generali e frequenti di noi umani rispetto alla natura?
In terzo luogo, l’esimio professor Beard non perde tempo e apprende rapidamente le leggi del ‘greenwashing’. Per lui la ‘pedagogia delle catastrofi’ funziona, eccome! Esilarante (delirante e disperante) il dialogo con il suo socio in affari, preoccupato dalle minimizzazioni negazioniste, che Beard rassicura paradossalmente così : “ Fidati, Toby. È una catastrofe. Ti puoi rilassare”.
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In conclusione, un romanzo intelligente, non didascalico ma impegnato, divertente e fluente nel suo scorrere sotto gli occhi: un libro che ci invita all’indulgenza verso un’umanità piccola piccola, non all’altezza di quel che sta accadendo, ricca di conoscenze e tecniche, ma paralizzata da complicità, collusioni, ignavia. In una parola, dalla pigrizia. Incapace, quindi, di risolvere i problemi che essa stessa crea, non sufficientemente credibile e motivata neppure per salvare se stessa.
Un’umanità che sa quel che sta facendo, che è informata su quel che avviene, ma che non sa se, quando, come reagire. Che magari se lo ripromette continuamente, come il nostro protagonista si dice di andare a far jogging o a far dieta contro l’adipe incipiente, ma poi continua indifferente a strafogarsi e ad ingrassare, senza requie e senza scampo.
Mc Ewan ancora una volta ci regala uno sguardo malinconicamente ironico, ma mai compiacente, sulla nostra cronica inadeguatezza a vivere la complessità del vivere.
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Testo di Enrico Euli, Università di Cagliari
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Una recensione di Solar è uscita anche su Realclimate qui.
Segnaliamo che Ian McEwan interverrà Giovedi’ 20 gennaio al Festival delle Scienze 2011 “La fine del mondo. Istruzioni per l’uso“, Roma, Auditorium Parco della Musica, con una Lectio magistralis dal titolo Blues della fine del mondo. Sala Petrassi, ore 19.
Altri appuntamenti sul tema previsti dal programma:
Giovedi’ 20 gennaio. Aperitivo scientifico: Crisi climatica: dalla negazione al panico? Con Stefano Caserini e Giovanni Spataro. Bart, ore 19.30.
Venerdì 21 gennaio. Dialogo: Guida alla fine del mondo: tutto quello che non avreste mai voluto sapere, con Enrico Euli, Bill McGuire e Telmo Pievani. Sala Petrassi, ore 16
4 responses so far
Molto bello il libro, l’ho letto il mese scorso.
Ottima anche la recensione
Concordo con quanto scritto ma aggiungo anche i neghisti pero’ ci fanno una figura barbina
Le miserie umane… Positivo che il problema abbia trovato una tale eco, malgrado le nostre miserie siano così diffuse ed distribuite.
Chissà, dott. Euli, se un libro così aiuta la presa di coscienza dei “poco convinti”? O se fa innalzare ulteriormente le barriere che portano al rifiuto del problema?
Per me la seconda che ho detto.
[…] raccontato in un recente articolo di Nature: il clima è cultura.I film, le mostre, i romanzi (come Solar di Ian McEwan) nati da Cape Farewell hanno lo spirito di una “spedizione che racchiude in sé […]
[…] film, le mostre, i romanzi (come Solar di Ian McEwan) nati da Cape Farewell hanno lo spirito di una “spedizione che racchiude in sé […]