Progetto BEST: un’altra conferma dell’aumento delle temperature globali
Un recente progetto di ricerca conferma, ancora una volta, i dati delle temperature globali e il riscaldamento globale in atto.
Il progetto BEST – Berkeley Earth Surface Temperature guidato dal Prof. Richard Muller si era ripromesso di “risolvere le attuali critiche alle precedenti analisi di temperatura”, critiche che erano ritenute fondate e che meritavano un approfondimento. Per arrivare a questo risultato sono stati analizzati i dati di 39.000 stazioni, oltre 5 volte quelle attualmente utilizzate dagli altri gruppi di ricerca, ed è stato sviluppato un nuovo metodo di analisi indipendente. I dettagli sono stati recentemente resi pubblici in un lavoro sottomesso per la pubblicazione.
Arrivando subito alle conclusioni, in alto è riportato il grafico riassuntivo delle anomalie di temperatura : il grafico indica un sostanziale accordo con le serie precedenti, in modo particolare negli ultimi decenni.
Si può rilevare solo una discrepanza con la serie HadCRU che resta leggermente più bassa. Lo stesso team HadCRU ha già da tempo riconosciuto il problema e lo individua nel difetto di campionamento in zone dove il riscaldamento è stato maggiore.
Oltre all’articolo citato, sono stati resi pubblici anche i dati, il programma di analisi e altri tre lavori sull’effetto delle isole di calore urbano, sulla qualità delle stazioni meteorologiche negli USA e sulle variazioni decennali della temperatura globale. In estrema sintesi, il primo articolo mostra (ancora una volta) che le isole di calore urbano non inficiano il trend di temperatura (“urban warming does not unduly bias estimates of recent global temperature change”); il secondo che i problemi di qualità delle singole stazioni, parimenti, non influenzano la determinazione del trend (“networks of stations can reliably discern temperature trends even when individual stations have large absolute uncertainties”). L’ultimo lavoro riguarda la variabilità decennale, argomento importante ma diverso dal tema di questo post.
In definitiva, come evidenziato anche in un recente post di Realclimate, potremmo dire che non ci sono novità, questi tre lavori non fanno altro che confermare quanto già precedentemente ottenuto da altri. In ogni caso, questo nuovo risultato è o dovrebbe essere da accogliere con soddisfazione da tutti; la riproducibilità e l’indipendenza dei risultati sono valori fondanti della scienza. In questo particolare caso c’è inoltre da rilevare che il responsabile del progetto, il Prof. Muller, è un noto scettico dei cambiamenti climatici che non ha lesinato pesanti critiche pubbliche ai colleghi. Per usare le sue parole, “La mia speranza è che questo convinca coloro che sono correttamente scettici,” (“My hope is that this will win over those people who are properly sceptical“).
I commenti sui blog frequentati dagli scettici non sembrano lasciare molto spazio alle aspirazioni del Prof. Muller, almeno non a caldo. Ma nel lungo periodo si può ancora sperare che questo trito argomento dell’affidabilità venga accantonato.
Testo di Riccardo Reitano
20 responses so far
però questa ricerca dice anche che non esiste l’effetto Isola di Calore Urbano, che invece attraverso ricerche su hanno subito la Peer Rewiew dimostrato che essa esiste e non può essere trascurata nello studio di questi tipo di serie storica.
sarebbe interessante poi sapere che tipo di stima è stata utilizzata e come hanno calcolato i punti privi di rilevazione.
sarebbe poi interessante andare a vedere la significativa sull’errore di stima
Fabio
le isole di calore sono trattate nel secondo lavoro prodotto dal gruppo. E’ impreciso dire che non trovano l’effetto delle isole di calore urbano, effetto noto da decenni; piuttosto trovano che queste non inficiano la determinazione del trend (“urban warming does not unduly bias estimates of recent global temperature change”).
Anche questo lavoro, disponibile qui, è “solo” una conferma di altri simili precedenti.
ma scusa, se l’effetto isola di calore esiste allora influisce sul trend.
cioè, come fa ad esistere ma a non avere effetto, allora non esiste.
dubito che un fenomeno del genere possa essere accettato come reale ma allo stesso tempo come ininfluente, le città 100 anni fa non c’erano e quelle che c’erano erano abitate da meno della metà delle persone.
non conosco i dati riguardanti la popolazione urbana mondiale, ma sfido a dire che non sia aumentata.
@Fabio
Il secondo lavoro parla proprio dell’effetto isola di calore urbana (UHI). Lo legga. Fa letteralmente a pezzi l’ipotesi (già traballante di suo) dell’effetto UHI come importante contributo al GW. E anzi: oltre a non c’entrare un tubo con l’andamento delle T globali (come già si sapeva, tranne qualcuno), sembrerebbe che le stazioni rurali si siano scaldate di più di quelle urbane!
Se le interessa, altre info le trova ad es. in questo blog:
http://climafluttuante.blogspot.com/2011/10/downtown-bias-iii_1824.html
Fabio
per effetto isole di calore si intende il fatto che all’interno di un’area urbanizzata la temperatura risulta essere, in genere, più alta. Su questo non ci sono dubbi.
Diverso è il problema di valutare la variazione di temperatura con il tempo. In questo caso non importa che la temperatura possa essere più alta in valore assoluto, ma che eventualmente la stazione meteo si sia trovata in un’area inizialmente rurale e successivamente urbanizzata. Solo così si avrebbe un trend positivo artificiale.
Quello che lo studio BEST trova, ma che in realtà era già noto, è che il trend globale considerando tutte le stazioni o solo quelle rurali non è significativamente diverso. Ciò non vuol dire che in alcuni casi specifici la differenza non sia stata significativa; in figura 1 dello studio BEST è mostrato propio uno di questi casi. Ma globalmente l’impatto è trascurabile.
In ogni caso, l’effetto è noto da tempo. Ad esempio, GISS applica una correzione mentre HadCRU lo aggiunge all’errore. In rete si trovano diverse altre analisi “amatoriali” fatte con metodi diversi e tutte concordano e anche i dati satellitari sono sostanzialmente concordi.
Insomma, non c’è davvero modo di continuare a sostenere che i dati non sono attendibili e non è vero che il pianeta si stia scaldando.
Va detto anche che l’effetto isola di calore è solo uno dei fattori che può incidere sull’andamento delle temperature. Le analisi che vengono fatte sui dati delle temperature dagli esperti di queste serie storiche sono più complesse, tengono conto anche di altri fattori.
Ad esempio, nella misura delle temperature è molto importante dove è posizionato il termometro: se è troppo vicino ad una parete, senza essere schermato, misurerà temperature più elevate del dovuto. E questo potrebbe succedere anche per postazioni al di fuori delle città, o potrebbe essere successo per le misure più antiche.
E quindi può succedere che alcuni dati dell’800 siano da rivedere al ribasso, perché i termometri erano più vicini alla parete e risentivano di un riscaldamento anomalo.
il mio discorso infatti cadeva proprio sulla questione di stazioni prima rurali e poi divenute urbane.
ovvio che stazioni come quella di Milano Brera o del Collegio Romano che da sempre hanno visto una posizione urbana dominante non hanno significativi aumenti rispetto a stazioni rurali.
su una cosa sono certo, è impossibile che le stazioni rurali abbiano visto aumenti di entità maggiore rispetto a quelle urbane, e questo perchè chiunque può andare a prendersi gli archivi italiani e vedere come la differenza ci sia eccome.
e non si parla certo di serie lunghe 100 anni, ma anche di serie lunghe una cinquantina.
controllando spesso gli archivi arpa della mia regione è ineluttabile che negli ultimi 30 anni le temperature delle stazioni urbane (che negli anni 80 erano già urbane) siano aumentate molto di più di stazioni rurali.
anzi, ci sono tante stazioni Rurali che hanno visto un sostanziale pareggio di trend, o addirittura in diminuzione, come la Stazione di Alfonsine (RA)
Fabio
nel database di BEST circa il 30% delle stazioni mostra una diminuzione del trend, è quindi sempre possibile travarne che “negano” il riscaldamento. Ma questo nulla ci dice sull’andamento globale, cioé quando si analizzano tutti i dati disponibili.
Vorrei aggiungere a quanto detto da Stefano che il posizionamento dei termometri, o meglio, la qualità complessiva delle stazioni è l’argomento specifico del terzo lavoro di BEST, anche se limitato agli USA. Hanno usato la classificazione ottenuta dalla ricognizione fotografica di Anthony Watt e trovato, anche in questo caso, che il posizionamento non ha influenza sul trend. Questo stesso risultato era già stato pubblicato da Menne et al. e da Fall et al; nel gruppo di questi ultimi sono presenti noti scettici e lo stesso Watt.
@Fabio
allo stesso tempo, ci sono un sacco di stazioni urbane che invece mostrano bias raffreddanti, in dipendenza di specifiche situazioni meteorologiche e della localizzazione delle stazioni all’interno della conurbazione. Come ho già scritto, stazioni ubicate in aeroporti, zone suburbane o parchi urbani, per es., non risentono in maniera significativa dell’effetto UHI, anzi.
http://www.stanford.edu/group/efmh/jacobson/Articles/Others/HeatIsland+WhiteRfs0911.pdf
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/joc.2261/abstract
Ai fini del trend globale di lungo periodo, molto importante quel che scrive Stefano Caserini. Il modo in cui erano sistemate le capannine, il tipo di materiale con cui erano fatte ed erano in uso le stesse capannine (es. metallo circondato da legno in vigore nel 19esimo secolo con schermatura manco dei moscerini e super-effetto riverbero!, oppure capannine Wild, oppure le Stevenson ma non ventilate,…), il tipo di termometri in uso (da far impallidire persino un anemico), o ancora l’uso differente nel tempo di strumenti, procedure, posizione delle stazioni e momento in cui si effettuava il rilevamento impediscono, giocoforza, un paragone diretto con i dati attuali. Espansione urbana o meno, l’infanzia e l’adolescenza dei rilevamenti strumentali (in epoca in cui predominavano condizioni al contorno prettamente rurali) è connotata da grande discontinuità nelle grandezze termiche misurate con generale sovrastima (soprattutto delle massime). Non sono rare stazioni rurali con sovrastima delle massime fino a diversi gradi celsius!
Per questo sono state introdotte (da anni) tecniche di omogeneizzazione e correzione per correggere set di dati al fine di ottenere serie storiche omogenee più complete e robuste. Prassi.
@Fabio
Per definizione meteorologica, le aree urbane sono lo 0,5% delle terre emerse, difficile che influiscano molto sul trend.
“nella mia regione”
Non capisco bene la sua obiezione. BEST segnala di aver trovato un minuscolo “rural warming” o “urban cooling” dal 1950 su scala globale.
“impossibile”
Perché? Lungo l’Artico le temperature sono aumentate molto di più che dove si concentrano le metropoli.
A proposito di serie storiche e di misura della temperatura volevo segnalare che proprio pochi giorni fa a Torino e per la precisione a Moncalieri, dove ha sede l’Osservatorio Meteorologico http://www.nimbus.it/moncalieri/clima.htm ha avuto inizio il progetto MeteoMet Metrologia per la Meteorologia http://www.meteomet.org/index.php?option=com_content&task=view&id=72&Itemid=78
Tra i vari tasks del progetto, uno riguarda le serie storiche e la stima dell’incertezza delle misure.
“correct the input to the climate models thus enhancing climate change detection, prediction and adaptation assessments”
Scusate se vi distraggo dal dettaglio con cui state analizzando il progetto BEST ma cosa ne pensate delle affermazioni della Prof.ssa Judith Curry (Georgia Institut of Technology) http://www.astronomia.com/2011/11/02/riscaldamento-globale-mai-cosi-eticamente-in-basso/ ?
Meglio far riferimento all’articolo originale del Mail Online, chi ha tradotto l’articolo che hai linkato si è preso qualche libertà.
Sarebbe anche opportuno segnalare che Judith Curry stessa ha scritto che “To set the record straight, some of the other sentiments attributed to me are not quite right, […]”. Dave Rose, il giornalista, è noto per aver fatto dei brutti scherzi in precedenza.
Ma non è questo il punto, così come non lo è nemmeno la posizione quanto meno ambigua tenuta dalla Curry. A mio parere, il problema è l’aver lei mostrato una sostanziale ignoranza nell’analisi dati senza apparentemente rendersene conto. La motivazione di questa mia affermazione che può sembrare un po’ brutale la puoi trovare qui.
@Giorgio
Io penso che la Curry brami specchiarsi nel suo reame:-D http://www.skepticalscience.com/baked-curry-the-best-way-to-hide-the-incline.html
@Giorgio
Ha firmato gli articoli di BEST, scritto di essere onorata di aver contribuito al lavoro di scienziati così famosi, e rilanciato il battage mediatico con l’accusa a BEST, cioè a se stessa, di aver “nascosto il declino” delle temperature… Sembra non capire quello che scrive.
Penso a una rivalità in affari: la sua azienda e quella di Muller sono in concorrenza e i media si sono concentrati su di lui.
(Il grafico della GWPF è truccato).
[…] custode ringrazia Skeptical Science e Climalteranti per un’analisi statistica più semplice del kriging, nonché “Giorgio” per la […]
[…] custode ringrazia Skeptical Science e Climalteranti per un’analisi statistica più semplice del kriging, nonché “Giorgio” per la […]
Spero che il ringraziamento sia sincero e non ironico perché io ho segnalato l’articolo a Climalteranti perché riconosco a chi partecipa al forum una competenza adatta a scoprire bufale.
@Giorgio
è sincero (o non l’avrei messa in compagnia di Skeptical Science e Climalteranti).
sylvie c.
Se puo’ interessare, Nature Climate change ha reso disponibile l’intervista a Muller pubblicata nel numero di dicembre
http://www.nature.com/doifinder/10.1038/nclimate1292
in cui parla del lavoro oggetto di questo post
Fa parte di un gruppo di 12 articoli resi disponibili per festeggiare il primo anno della rivista.
http://www.nature.com/nclimate/focus/1st-anniversary/index.html?WT.ec_id=EXTERNAL&WT.mc_id=CC1204CX010