Cos’è successo nella notte insonne di Durban?
36 decisioni formali adottate sull’estensione di Kyoto, sulla roadmap per un accordo globale, sull’adattamento e sui finanziamenti per l’adattamento e la mitigazione nei paesi più poveri. È stato approvato un compromesso imperfetto, che integra anni di trattative. Un altro passo in avanti per l’azione globale contro i cambiamenti climatici
I negoziati sui futuri impegni contro i cambiamenti climatici sono stati ancora una volta intensi e il loro finale estenuante.
A Durban, in Sudafrica, si è svolta la 17a (COP17) “Conference of the Parties to the UNFCCC” insieme alla 7a (CMP7) della “Conference of the Parties serving as the Meeting of the Parties to the Kyoto Protocol”. Terminata all’alba di domenica 11 dicembre, dopo 14 giorni di lavoro e quasi 20 ore di lavori senza interruzioni, la sessione ha superato il precedente record della COP13/CMP3 a Bali nel 2007, conclusa nel primo pomeriggio di sabato.
Come si può vedere nella cronaca dell’IISD, nella notte fra il 10 e l’11 dicembre c’è stata una trattativa frenetica e ininterrotta su due tavoli paralleli. La presidente della COP17 Maite Nkoana-Mashabane e la segretaria dell’UNFCCC Christiana Figueres hanno tenuto una conferenza stampa alle 5.30 del mattino. Quella della delegazione europea guidata dalla Commissaria al Clima Connie Hedegaard si è tenuta subito dopo, alle 6 del mattino. Come nella tradizione UNFCCC, le plenarie e le conferenze stampa si possono ascoltare nei webcast che sono disponibili a questa pagina.
Lo sforzo per raggiungere un consenso ai vari tavoli della COP17 e della COMP7 ha prodotto numerose decisioni formali approvate nell’ultimo giorno: trentasei rispetto alle venticinque approvate alla precedente sessione di Cancún nel 2010. Questi documenti sono tutti disponibili sulla home page UNFCCC del meeting, qui.
I risultati principali si possono leggere nel comunicato stampa del segretariato UNFCC, disponibile qui.
Nell’attesa di studiare con calma i documenti, i commenti e le dichiarazioni nelle conferenze stampa, si può dire come la presidente della COP che è stato approvato un compromesso imperfetto, che integra anni di trattative:
– È stato esteso ancora per un anno il tavolo negoziale AWG-LCA (Ad Hoc Working Group on Long-term Cooperative Action under the Convention), nato alla sessione di Bali (2007) per realizzare quanto delineato nella Decisione 1/CP.13 (Bali Action Plan), cioè una visione comune tra i Paesi (“shared vision”) sulle azioni a lungo termine, e identificare un obiettivo globale per ridurre sostanzialmente le emissioni di gas-serra entro il 2050 raggiungendo il picco in un tempo utile e attivando azioni non solo di mitigazione, ma anche di adattamento, di trasferimento di tecnologie e di finanziamento verso i paesi in via di sviluppo;
– è stato creato un nuovo tavolo negoziale: AWG-DB (Ad Hoc Working Group – Durban Platform), per definire entro il 2015 un nuovo protocollo o altro strumento legale o esito condiviso dotato di forza legale, che abbracci tutti i Paesi. Proprio la definizione dell’obiettivo che questo tavolo AWG-DP ha rallentato negli ultimi giorni il raggiungimento del consenso, che alla fine ha prodotto la seguente frase di compromesso: “a protocol, another legal instrument or a agreed outcome with legal force under the United Nations Framework Convention on Climate Change applicable to all Parties”;
– è stato approvato un secondo periodo del Protocollo di Kyoto, che dovrà partire alla scadenza del primo periodo di impegno, ossia dal 1 gennaio 2013. Gli impegni futuri dei paesi industrializzati non sono stati decisi e saranno comunicati entro il 1 maggio 2012. Il secondo periodo scadrà il 31 dicembre 2017 o 2020, da stabilirsi nella prossima sessione nel 2012. Si prende atto che tre paesi escono dal Protocollo di Kyoto: Canada, Giappone e Russia. Inoltre è stata approvata l‘aggiunta del trifluoruro di azoto (NF3) nella lista di gas-serra da limitare nelle emissioni del Protocollo di Kyoto.
Compromessi e rinvii a parte, qualche passo avanti si è fatto:
- sono stati approvati gli elementi fondamentali del Fondo Climatico Verde (“Green Climate Fund”), e indicati i paesi nei quali verrà messo in opera entro il 2012;
- sempre nel 2012 diventerà operativo il Meccanismo Tecnologico per lo sviluppo e la condivisione di soluzioni tecnologiche per la mitigazione e l’adattamento (si veda il capitolo 5 del documento LCA);
- sono stati definiti i termini di riferimento per il Climate Technology Centre and Network e nel 2012 verrà selezionato il paese ospitante.
- sono state adottate nuove regole di conteggio degli assorbimenti ed emissioni di gas serra per le foreste nei paesi ricchi (“Land Use Land Use Change and Forestry”, o LULUCF). E’ una decisione molto importante perche’ il settore LULUCF rappresenta uno degli argomenti tecnicamente piu’ complessi (ci si lavora da 4-5 anni) e controversi dell’intero negoziato. Questa decisione e’ fondamentale affinchè paesi come Australia e Nuova Zelanda possano partecipare al secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto.
Si sono prese anche decisioni che riguardano l’adattamento ai cambiamenti climatici
– entrata in vigore del Comitato per l’Adattamento (“Adaptation Committee”) al fine di meglio coordinare le azioni di adattamento a livello globale;
– iniziale definizione delle modalità e linee guida per l’elaborazione e l’attuazione di Piani Nazionali di Adattamento (“National Adaptation Plans”, NAP) per ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici dei paesi meno avanzati (least developed countries – LDC), con esortazione ai paesi sviluppati a fornire supporto finanziario a questi NAP attraverso accordi bilaterali e multilaterali e anche mediante il Fondo per i Paesi meno Avanzati (Least Developed Countries Fund);
– un programma di lavoro sulle perdite e i danni ambientali attribuibili ai cambiamenti climatici nei paesi più vulnerabili, (“Work programme on Loss and Damage”) che, nel riconoscere l’importante lavoro dell’IPCC sulla gestione degli effetti degli eventi estremi, verterà su tre aree tematiche: valutazione del rischio associato agli effetti dei cambiamenti climatici; esplorazione di un ventaglio di possibili approcci per gestirlo; ruolo della Convenzione nell’affrontare queste tematiche;
– la continuazione del Nairobi Work Programme sugli impatti, la vulnerabilità e l’adattamento (NWP) al fine di assistere tutti i paesi e in particolare quelli in via di sviluppo e di approfondire la conoscenza sugli impatti dei cambiamenti climatici mediante attività seminariali e di condivisione di esperienze.
– sono state adottate le procedure per i progetti di cattura e stoccaggio di carbonio (Carbon-Capture and Storage – CCS) nell’ambito del Meccanismo di Sviluppo Pulito (Clean Development mechanism – CDM) del Protocollo di Kyoto.
Cos’è successo, quindi, a Durban? Un accordo epocale o un altro fallimento, come già alcuni giornali hanno titolato nei giorni scorsi?
Dalle prime analisi, sembrano proseguire, anche se lentamente, sia la ripartizione degli sforzi per ridurre le emissioni che il rafforzamento delle azioni di adattamento e di finanziamento per i paesi in via di sviluppo nei prossimi decenni e in particolare da qui al 2020. Per il futuro delle politiche climatiche è un progresso cruciale, e difficile vista la lontananza delle posizioni in campo su vari temi in discussione: dalle emissioni di chi ha storicamente determinato il pericolo a quelle di chi sta per diventare emettitore di prima grandezza, dalla finanza alle tecnologie.
Ascoltare i toni dei dibattiti durante le plenarie o i due working group, sul Protocollo di Kyoto e sulla Cooperazione a lungo termine, fa capire come ormai sia diffusa la consapevolezza dell’importanza dell’accordo, e dei rischi che si corrono nel ritardare le riduzioni. Ancora una volta, l’UNFCCC ha riconosciuto (come viene scritto in varie decisioni) l’importante ruolo del Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici (IPCC) nel fornire aggiornamenti tecnico-scientifici – che hanno il consenso di tutti i paesi -sulle conoscenze in scienza del clima.
Nell’UNFCCC inoltre si riconosce all’unanimità, dall’Arabia Saudita agli USA, che il problema dei cambiamenti climatici esiste ed è serio. I documenti ufficiali riconoscono il divario fra le decisioni politiche e le misure necessarie, secondo la comunità scientifica, per stabilizzare le temperature del pianeta ed evitare pericoli più gravi. Un’ammissione che, da ottimisti, si può includere fra i passi avanti.
Testo di Stefano Caserini, Sergio Castellari, Valentino Piana, Sylvie Coyaud
28 responses so far
Il documento che lancia il Fondo Climatico Verde è qui:
http://unfccc.int/files/meetings/durban_nov_2011/decisions/application/pdf/cop17_gcf.pdf.
Sul giornale ho letto che è stato un fallimento, ma da quanto dite voi non sembra affatto, e mi sembra che ci capite un po’ di piu’. Quindi i catastrofisti non siete voi.
Ma voi eravate a Durban? Ciao
La domanda che si pongono ora le imprese europee EU ETS è quali saranno le ripercussioni sul sistema; la Commissione Europea si sentirà legittimata a passare al 30%? dal 2020 verrà rimosso il carbon leakage? quando saranno operativi i nuovi market mechanisms e quale tipo di crediti genereranno? fungibili? il dibattito continua.. ed il mondo del business attende chiarezza, ormai accettato che il clima è una variabile strategica
buon lavoro a tutti noi!
Luciano
non so a che articolo ti riferisci. Nella versione online c’è questo che non mi sembra parli di fallimento.
In ogni caso, io non parlerei di catastrofismo se qualcuno pensa che Durban sia fallito; mi aspetto di sentirlo dire da entrambi gli schieramenti, sia pur per motivi opposti. Sono questioni importanti e complicate, credo sarebbe meglio evitare di scivolare verso l’emotività.
Manuela
buon lavoro anche a te. Riprendendo le parole della Comissaria Connie Hedgaard alla conferenza stampa finale, c’è ancora molto da lavorare. Intendeva, immagino, per loro; io credo che valga per tutti.
Mentre a Bruxelles si discuteva del presente, a Durban si argomentava sul futuro prossimo. Una riflessione a caldo: E’ più importante salvare le banche o mantenere l’innalzamento termico globale entro i 2°C ?
Si qualcuno era a Durban. Rispondo a Giovanni, citando le parole del delegato del Nicaragua: avete trovato migliaia di miliardi di dollari per salvare le bamce e non riuscite a trovarne 100 per salvare il Pianeta?
Comunque un passo in avanti è stato fatto… Continuiamo a lavorare
@ Luciano
A Durban erano presenti 5 persone del comitato scientifico di Climalteranti
Altri come me hanno seguito molte delle conferenze dal Webcast UNFCCC
Si, il Corriere ieri ha titolato “E’ fallito il vertice sul clima”. E’ un errore, anche grave, un incidente dovuto alla fretta di tirare conclusioni. Si puo’ discutere quanto la bottiglia e’ mezzo piena o vuota, ma fallimento no, l’accordo che c’è stato non era scontato, e poteva non esserci l’approvazione di quei 36 documenti
Penso sia dovuto alla poca esperienza dei giornalisti, in particolare Massimo Gaggi, che ha mostrato di non avere anche le conoscenze basilari sul tema
@ Manuela
Si’, penso che con questo accordo la commissione potrà proporre il passaggio al 30 %, anche perchè al Parlamento Europeo la proposta dell’innalzamento al 30 % è stata bocciata per 5 voti, e ormail il 20% è facilmente raggiungibile
Personalmente lo ritengo un fallimento, accordarsi per un trattato tra otto anni non è sufficiente, la situazione climatica si sta degradando sotto i nostri occhi e le emissioni continuano ad aumentare. Sono molto preoccupato.
Faccio fatica a orientarmi in questi trattati globali, non è il mio pane e rischio di dire sciocchezze.
Vorrei fare solo due domande, spero non troppo ingenue.
1. Mi risulta che le industrie legate a carbone, petrolio e combustibili fossili non convenzionali ricevano sussidi pubblici. Se è vero, a quanto ammontano? Qualcuno ha mai proposto di abolirli? I think tank liberisti alla Heartland, che strepitano contro ogni sostegno alla green economy, dovrebbero vedere come il fumo negli occhi anche sussidi e agevolazioni a big oil/coal. Naturalmente se fossero coerenti con i principi da loro stessi dichiarati.
2. Mentre aspettiamo i tempi lunghi, forse anche un po’ incerti, dell’accordo di Durban è pensabile che qualcuno prenda iniziative autonome di decarbonizzazione e/o riforestazione?
@ Vittorio
Fallimento rispetto a cosa?
ti aspettavi a Durban un accordo piu’ sostanzioso?
su cosa?
[…] 2o novembre. C’è comunque qualcuno che considera l’accordo di sabato in Sudafrica un mezzo successo, io non sono tra quelli, e sono molto preoccupato, soprattutto per i miei figli, che mi […]
Anche per me si può parlare di mezzo sorriso a Durban. Considerate le condizioni economiche e politiche al contorno, direi che il raggiungimento dell’accordo e la disponibilità a lanciare un processo che sfocerà in un accordo giuridicamente vincolante da parte di USA e dei paesi emergenti si tramuta in un bel sorriso. Il rischio grosso che si stava seriamente palesando, infatti e in fondo, era l’abisso del nulla e del vuoto giuridico per i prossimi x anni. Certo, se poi consideriamo anche le condizioni fisiche e termodinamiche al contorno, il sorriso diviene, appunto, solo abbozzato. Comunque non si sta più solo discutendo se sia auspicabile o meno andare in cucina. Dopo Durban sappiamo che finalmente in cucina ci andremo e per cucinare. Anche se sarebbe ovviamente stato meglio essere ai fornelli già da tempo.
@Giovanni Ditta
Considerato come con 2-3°C di temperatura media globale in meno saremmo di nuovo in pieno massimo glaciale, io non ho dubbi a riguardo. E lei?
Gianfranco
l’ammontare dei sussidi dovrebbe essere intorno ai 400 miliardi di dollari globalmente. E’ un po’ che si parla di abolirli e anche organizzazioni tipo OCSE e IEA hanno fatto pressioni in questo senso (vedi ad esempio qui). Obama ci ha provato senza successo, gli ultra-liberisti sembra che abbiano la visuale un po’ distorta. Comunque, non sarà facile ma dovrà accadere.
Sul punto 2. non capisco bene cosa intendi. Dopo Cancun un centinaio di paesi hanno inviato impegni volontari di riduzioni; l’Europa si è mossa con il pacchetto 20-20-20 senza alcun obbligo internazionale a farlo e così altri paesi.
Fra le tante cose importanti di Durban vorrei evidenziarne due.
E’ stato riconosciuto che anche i paesi in via di sviluppo dovranno fare la loro parte. Tradotto questo significa che il loro sviluppo dovrà essere ben più sostenibile di quanto non lo sia ora e di quanto lo è stato per i paesi occidentali. Se consideriamo che in Cina e India si emette pro capite rispettivamente circa la metà e un settimo rispetto all’Europa, non mi sembra una cosa da poco. Infatti si erano sinora rifiutati di farlo.
Come corollario c’è anche che viene a cadere la scusa usata da molti che se Cina e India non si muovono, agire noi è inutile.
E’ stato anche riconosciuto e scritto nero su bianco che gli impegni volontari presi dopo Cancun non sono sufficienti e che biogna fare di più. Ciò significa che quegli impegni sono di fatto vincolanti, anche se non (ancora) legalmente. Tanto per prevenire la reazione del “non possiamo farlo senza finire sul lastrico”, faccio presente che l’EU è in linea per il 20% al 2020 e che la già prevista estensione della riduzione al 30% ci porterebbe quasi all’obiettivo. Forse sarà più difficile per altri, ma almeno noi europei l’obiettivo lo abbiamo davvero a portata di mano. E’ utile anche notare che gli impegni presi finora dai Paesi in via di sviluppo sono superiori a quelli dei Paesi sviluppati.
In giro sento molta insoddisfazione o addirittura pessimismo. Sulla prima posso anche essere daccordo, purché non diventi cronica e impedisca di valutare serenamente la situazione. L’insoddisfazione cronica, è noto, porta all’inerzia mentre ciò di cui abbiamo bisogno è azione.
Il secondo invece faccio fatica a comprenderlo. Come dovrebbe essere evidente da quanto ho detto sopra, io credo che, sia pur in colpevole ritardo, siamo sulla strada giusta o comunque su una possibile. L’obiettivo finale è a portata di mano se, e qui vengono le note dolenti, avremo la volontà e la determinazione di farlo. Il compito dei singoli cittadini e organizzazioni è quello di fare la propia parte, per quanto piccola, e mandare ai governi mesaggi chiari su ciò che ci si aspetta da loro.
[…] approvati, per un quadro tecnico più dettagliato vi rimando sul blog dei colleghi e amici di Climalteranti… (continua […]
Era QUESTO il decennio decisivo per agire, non il prossimo. Sempre che io non fraintenda i termini dell’ “accordo” appena stipulato, e i report come quello australiano di pochi mesi fa:
http://climatecommission.gov.au/topics/the-critical-decade/
Se poi penso che per certi Paesi la parola data conta poco (v. il caso del Canada che ha appena fatto marcia indietro sul vecchio Kyoto) e che l’attuale crisi economico-finanziaria (probabilemten solo all’inizio) sembra un ottimo alibi per svincolarsi dagli impegni…
Paolo C.
hai ragione, pessima notizia quella del Canada. Per fortuna, almeno per il momento, è un caso isolato, l’unico ad essere costretto a mollare a causa della sua inerzia. Peggio dell’Italia che sia pur tardivamente ha avuto uno “scatto d’orgoglio”.
Riccardo Reitano
Grazie. 400 billion $ non sono bruscolini.
Nel punto 2 intendevo domandarmi se iniziative come quella della UE che ricordi, come una recente della Cina, o anche più dal basso possano essere un valido complemento (non oso sperare un’alternativa) agli elefantiaci accordi globali che procedono a un ritmo inferiore all’urgenza. Purtroppo ci sono anche iniziative di segno contrario come quella, ignobile, del Canada che di fatto si pone fuori dalle nazioni civili.
Condivido quello che dici nel post successivo: “Il compito dei singoli cittadini e organizzazioni è quello di fare la propia parte, per quanto piccola, e mandare ai governi mesaggi chiari su ciò che ci si aspetta da loro.” Ce la possiamo fare? Mi sta nascendo un po’ di scetticismo.
Gianfranco
400 miliardi non sono affatto bruscolini, soprattutto se confrontati con i sussidi alle rinnovabili che (vado a memoria) sono intorno ai 60 miliardi. Di passaggio faccio notare che confrontati con gli incentivi ai combustibili fossili, i cento miliardi promessi in aiuto ai paesi in via di sviluppo a Durban per il 2020 sembrano propio un’inezia.
Sulle riduzioni, vorrei aggiungere che quasi tutti i paesi sembrano essersi resi conto che volenti o nolenti la strada è questa e che è comunque meglio iniziare a muoversi subito; anche da questo nascono le riduzioni volontarie. Accoppiate all’accordo sul Green Fund io credo che faranno muovere parecchi incerti.
Chi è convinto che l’accordo di Durban abbia spostato di 10 anni il problema peggiorandolo, indirettamente non considera le riduzioni volontarie di emissioni, dà cioé per scontanto che non ci saranno. E’ vero si corre il rischio che, essendo volontario, l’impegno potrebbe facilmente essere disatteso; ma non credo sia l’esito più probabile e, in ogni caso, a me sembra che al momento molti dei paesi si stiano impegnando.
Quindi, la risposta alla tua domanda “Ce la possiamo fare” per me è senz’altro si; se invece chiedi “Ce la faremo” risponderei con meno certezza, ma tutto sommato penso di si. Se infine la domanda fosse “quanto ci costerà”, la mia risposta sarebbe “molto se non ci sbrighiamo”; un po’ come comprare un biglietto aereo in anticipo con le offerte o all’ultimo momento a prezzo intero.
il fatto quotidiano dice:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/13/conferenza-internazionale-clima-delusione-degli-ambientalisti-%E2%80%9Cun-fiasco%E2%80%9D/177251/
ho l’impressione che la delusione dei movimenti ambientalisti sia più o meno giustificata; forse proprio il fatto che vari membri di CA siano stati a Durban rende più difiicile valutare a freddo.troppo coinvolgimento anche emotivo
negli ultimi 10 anni nonostante le varie restrizioni formali la quantità di CO2 annua lasciata stabilmente in atmosfera è aumentata da 10 fino a 15Gton/yr; siamo ormai allo 0.5% del totale della CO2 ogni anno; una cosa fuori di testa! ne depositiamo più dell’1% e ce ne rimane la metà, 0.5%! cacchio sono numeri incredibili.pazzeschi,
e Durban sposta ancora avanti le date affidandosi alla buona volontà; a mio modestissimo parere la cosa è catastrofica, scusate amici ma non condivido il vostro ottimismo. la situazione è critica
Segnalo che sul sito dell’IISD sulla COP17 è stato pubblicato il sommario del meeting http://www.iisd.ca/climate/cop17/ , come al solito un documento preciso e completo. Consiglio di leggere in particolare da pag. 29 a 31.
@ Claudio
il fatto che si possa essere soddisfatti per come è andata a Durban non significa che tutto va bene e che si è contenti per come si è messi.
Se non avessimo chiaro il tremendo ritrardo della politica (e non solo) su questi temi, non avremmo creato Climalteranti. Si tratta solo di cogliere delle opportunità e magari delle strade nuove in quello che è successo. Io non ritengo che il pessimismo si ingiustificato, pero’ qualche passo in una direzione di un accordo globale si vede. Ma su questo ritornero’ in una altro post, quando avro’ finito di leggere alcuni documenti importanti.
[…] Analisi preliminare da Climalteranti. Share this:FacebookTwitterLinkedInEmailOKNOFriendFeedTumblrFai informazioneStampa […]
@ Claudio
Sicuramente la situazione non e’ facile, ma pensiamo per un attimo a quanto raggiunto a Durban. Si e’ raggiunto un accordo multilaterale che mette d’accordo 194 paesi sul fatto che bisogna agire per ridurre le emissioni. I paesi gia’ impegnati con il Protocollo di Kyoto continueranno con nuovi obblighi di riduzione per il secondo periodo d’impegno (a partire dal 2013). Ed in piu’ in previsione degli accordi da definire entro il 2015, ci si e’ impegnati affinche’ anche i paesi attualmente non sottoposti ad alcun impegno di riduzione (i paesi non Annex I) facciano un reporting biennale sulle proprie emissioni, sottoposto a revisione internazione, mettendo in moto il meccanismo che porta a definire degli impegni di riduzione. Quindi non mi sembra si sia andati cosi’ male, anche se e’ chiaro che c’e’ ancora da lavorare molto. e bene.
@Claudio D. V.
ogni rinvio è deludente – e non abbiamo motivo di credere che 160 circa di quei 194 paesi manterranno gli impegni o che la “virtuosa” UE smetterà di delocalizzare le sue emissioni nei paesi poveri.
Però i paesi ricchi stanno tagliando tutti gli aiuti, anche all’emergenza alimentare, e si rischiava una marcia indietro. Non è stato così, meglio risultati “modesti” che niente, ma sono anche un buon motivo per denunciare la “modestia” di molti governanti.
Per ulteriori approfondimenti su Durban, vi aspettiamo insieme agli amici di Italian Climate Network domani sera alle 18.30 alla Brasserie Bruxelles a Milano (viale Abruzzi) insieme a Federico Antognazza (Italian Climate Network), Stefano Caserini (Climalteranti.it) e Luca Lombroso (Foreste per sempre).
http://www.italiaclima.org/index.php/eventi/118-giovedi-15-dicembre-aperitivo-climatico-a-milano
[…] Analisi preliminare da […]
Non posso dirmi deluso di Durban dato che avevo aspettative molto basse. In tutta sincerità temevo l’abbandono di ogni seria iniziativa per ridurre il carbonio in atmosfera + oceani (questo è infatti l’obiettivo, ridurre le emissioni è un passo intermedio, necessario ma non sufficiente).
L’intesa raggiunta in extremis e alcuni aspetti degli accordi ricordati da Marina Vitullo et al. qui sopra restituiscono un po’ di fiducia.
Rimane il fatto che risultati tangibili nel senso detto all’inizio non se ne vedranno ancora per un bel po’. Nel frattempo dipendiamo da iniziative volontarie come quella dell’UE ricordata da RR o della Cina. Speriamo che molti altri grandi e piccoli seguano l’esempio.
Però le iniziative volontarie possono avere anche segno negativo, ad esempio quella del Canada già ricordata per profittare dei suoi giacimenti di tar sands. O del Brasile che sembra intenda ridurre i vincoli a protezione delle foreste.
Secondo un proverbio Navajo abbiamo la terra in prestito dai nostri discendenti; ogni giorno che passa sono sempre meno sicuro che le mediocri classi dirigenti che ci governano intendano onorare questo prestito. Ciononostante continuiamo a sperare.
Con i migliori auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti.
[…] questa volta (come nelle precedenti, vedi qui qui e qui) non è stato un fallimento completo, e non è stato un successo, che non era neppure […]