Caligola, Lucifero e… Bernacca…
Chissà se questa nuova tendenza dei siti di previsioni meteorologiche glamour sarebbe piaciuta al Colonnello Edmondo Bernacca, figura storica di un’Italia che negli anni del secondo dopoguerra veniva unificata dalla televisione pubblica? Me lo chiedevo sfogliando il gradevole manuale “Che tempo farà”, scritto proprio dal Bernacca nel 1971 – edizioni Mondadori – rinvenuto nella libreria della casa di montagna.
Senza nulla togliere ai sicuri meriti e competenze del compianto Colonnello nel suo ruolo di previsore e divulgatore, relativamente agli aspetti che in qualche modo possono riguardare le tematiche trattate da questo blog il manuale sembra scritto proprio in un’altra era geologica. Viene ad esempio dato un certo rilievo a tecniche invasive di intervento quali “La pioggia provocata” (pag. 57), ottenibile grazie allo ioduro d’argento. Citando testualmente “Questo sale, portato ad una temperatura molto elevata a mezzo di opportuni bruciatori si decompone e si ricombina poi producendo “fumi” ricchissimi di germi solidi insolubili […] I risultati finora ottenuti possono essere definiti soddisfacenti…”.
E ancora, parlando delle gelate notturne che funestano il Nord Italia in inverno, “il miglior mezzo per combatterle è quello di ostacolare il raffreddamento notturno del suolo con schermi di fumo. Gli apparecchi per produrre fumate sono vari e funzionanti con le sostanze più diverse”. Nulla è naturalmente menzionato in merito ai cambiamenti climatici.
Ma la cosa a mio avviso più interessante è quanto riportato nel capitolo finale, dedicato ad una dettagliata descrizione del clima italiano (da pag. 161). Ebbene, qua non si trova alcun riferimento a quanto sta invece diventando la norma delle nostre ultime estati italiane: le rimonte anticicloniche africane, identificate appunto da quest’anno con i nomi più pittoreschi e in un certo senso “spaventosi” (Minosse, Caronte, Lucifero, ecc.) Idem nel capitolo dedicato alle caratteristiche delle masse d’aria (pag. 103), dove l’unico anticiclone nominato è quello “benefico” delle Azzorre.
Possiamo dunque ritenerla l’ennesima evidenza, empirica questa volta, che in questi ultimi decenni anche in Italia le cose sono veramente cambiate ad un ritmo impressionante, come ad esempio già illustrato qui.
Ma tornando alla domanda iniziale di questo post, ovvero che dire di questa nuova moda dei nomignoli assegnati agli eventi meteorologici, probabilmente Bernacca non l’avrebbe apprezzata in quanto formalmente scorretta*. Cosa che naturalmente condivido, tuttavia personalmente credo che possa tornare utile alla causa di iniziative come quella di Climalteranti, quantomeno per aiutare a tenere alta l’attenzione del grande pubblico su quanto si sta verificando, visto che ormai sui media tradizionali anche ondate di calore eccezionali come quelle verificatesi in serie in questa estate 2012 fanno molta fatica a trovare uno spazio adeguato.
Testo di Mario Grosso
* si tratta infatti dello stesso anticiclone che periodicamente torna a fare visita al nostro paese, ben diverso dal caso dei cicloni tropicali ai quali già da tempo vengono assegnati nomi individuali secondo un preciso ordine alfabetico (Ivan, Katrina, ecc.). E comunque il centro meteorologico tedesco, che in maniera più defilata e non sensazionalistica “battezza” ogni depressione ed ogni anticiclone, utilizza nomi ben diversi da quelli che sono circolati in questa estate .
19 responses so far
Bene,
Io ricordo come fosse oggi dei tentativi
di far piovere irrorando come detto (comunque scientificamente provati);
e la domanda è fatale;
perchè siamo così forti nel farci male,
e siamo così deboli nell’applicare il sapere a ns favore?
Probabilmente il problema è che il sapere è semplicemente umano.
Ricordo come ai tempi di Bernacca c’era un’espressione che rivelava un vero e proprio paradigma cognitivo, era il “non pervenuto”. C’era sempre qualche città in cui le temperature o altre misure erano “non pervenute”, oggi il non pervenuto è svanito, possiamo prevedere o ricostruire la meteorologia nel più remoto anfratto del paese, salvo cadere nelle previsioni di lungo termine o, peggio, confondere meteorologia e climatologia. Nella sparizione del non pervenuto c’è stato un cambiamento d’epoca, adesso siamo passati dalla previsione alla manipolazione del clima, il piano si fa sempre più ripido…francamente non vedo freni a questa discesa rapida, ovvero i freni ci sarebbero ma nessuno che conti pensa di azionarli. Forse siamo pronti per l’estinzione!
“visto che ormai sui media tradizionali anche ondate di calore eccezionali come quelle verificatesi in serie in questa estate 2012 fanno molta fatica a trovare uno spazio adeguato.”
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Si vede che la casa di montagna è senza tv! Ma se non c’è stato santo giorno che tg, siti e giornali ci abbiano lasciato senza un pezzo sul maltempo. Ora perché faceva caldo, ora perché arrivava la tregua, poi di nuovo perché faceva caldo, poi la pioggia.
Mai però un’analisi su come cambia il clima, cosa è previsto e cosa si può fare per ridurre i cambiamenti e i danni.
Questa moda dei nomi è stata lanciata da squallidi individui in cerca di qualche clic e di qualche contratto per i loro siti meteo, oltre che di un paio di minuti di celebrità sui tg e qualche citazione sui quotidiani.
Sono riusciti persino nella sfacciata impresa di dare il nome a un paio di temporali, prima Beatrice e ora Poppea, che comunque fa sempre un po’ soft core.
In Liguria è dovuta persino intervenite l’Arpat per mettere e tacere il loro allarmismo prezzolato.
Che questi killer di una corretta informazione vengano elogiati su questo sito mi sembra l’ennesima prova di come una parte della comunità che si occupa di cambiamenti climatici (che restano un problema reale, serio ed estremamente preoccupante) ceda alla tentazione del catatrofismo spinto.
Della serie: “ma sì, lasciamoli esagerare e spaventare un po’, l’importante è che se ne parli”.
@ Beppe
@ Ma se non c’è stato santo giorno che tg, siti e giornali ci abbiano lasciato senza un pezzo sul maltempo.
Su questo ha ragione. Quello che intendeva dire il post, ma forse non è stato espresso in modo chiaro, è che pochi giornalisti hanno legato queste ennesime pesanti ondate di calore alla causa sottostante, il riscaldamento globale.
Solo pochi articoli hanno discusso di come dietro all’intensificarsi dei fenomeni meteorologici estremi ci sia l’impronta umana, il clima dopato. Su questo i mezzi di comunicazione sono stati nel complesso reticenti. Se fa un’analisi degli articoli che hanno parlato delle ondate di calore in Italia o della siccità che ha sconvolto gli Stati Uniti, pochi articoli (ad esempio questo http://archiviostorico.corriere.it/2012/agosto/06/dossier_Nasa_caldo_record_pianeta_co_8_120806031.shtml) hanno parlato del legame con i cambiamenti climatici; nel complesso il tema è stato evitato.
Più comodo, sia per il giornalista che per il lettore, ignorare il problema o dare la colpa a un Caronte o ad un Minosse.
Riguardo al tema dei nomignoli, anche a me questa cosa non è affatto piaciuta. Pero’ suggerisco di moderare i toni: pur se è vero che qualche nome scelto può essere stato infelice (ad esempio, usare per un’ondata di caldo il nome di un imperatore piromane crea un’inutile confusione sulla ripartizione delle colpe per il dilagare degli incendi), fa parte dei pregi dei nostri sistemi democratici il fatto che si possa decidere in libertà di dare nomi alle cose più disparate. Il problema, semmai, è per chi usa quei nomi, riconoscendone la validità, ossia il mondo dell’informazione.
Molto più grave mi sembra l’atteggiamento di comunicazione meteo allarmistica e il tentativo di seminare sfiducia verso i previsori meteo istituzionali.
@ Beppe
Ebbene sì, la casa di montagna è senza tv… fortunatamente…
Facevo in effetti riferimento più che altro al web, che è dove mi documento di preferenza.
A me sembra di ricordare che fino a qualche anno fa le “heat wave” serie venissero molto più enfatizzate di oggi. Cosa anche fisiologica, perchè quando una cosa inizia a diventare la norma, è ovvio che fa sempre meno notizia. Quante rimonte anticicloniche africane abbiamo avuto quest’estate infatti? Sette? Otto? E poi settembre ce ne può regalare ancora…
Sottoscrivo dunque la spiegazione data da Stefano Caserini.
io non capisco perchè se in estate fa caldo bisogna parlarne… io mi preoccuperei solo se nei 3 mesi invernali facesse caldo come in estate.. allora si che sarebbe un problema..il resto è solo fuffa per vendere notizie e fare distrazione di massa, che in questo clima sociale serve sempre per sopire un pò gli animi riscaldati non dall estate ma dalla situazione in cui versa il paese…
E’ vero: tutta la stampa e l’informazione televisiva hanno dedicato spazi alle sette “lingue di fuoco” di quest’estate, battezzate con nomi propri di dubbio gusto, ma delle possibili cause che le hanno determinate e le determineranno poco o nulla si dice.
Tutti ritengono sia più serio ed importante parlare di “spread”, “rating” e “downgrade”.
Cosa importa se gli eventi estremi, in un senso o nell’altro, faranno schizzare in alto i prezzi dei cereali? Aumenterà il numero dei Paesi che non potranno permettersi di acquistarli? E chi se ne frega…
alex1 ma ti rendi conto che questa estate è stata praticamente la più calda insieme a quella del 2003 degli ultimi 200 anni? l’arno è in secca, l’artico è praticamente scomparso cosa che probabilmente non avveniva da milleni e milleni o probabilmente da ancora più tempo; se facesse caldo d’inverno come dici tu saresti morto perchè sarebbe saltato tutto il nostro meccanismo di vita e di produzione; e basta molto meno per farlo saltare; o non capisci nemmeno questo? nemmeno sbattendoci il muso vi accorgete di cosa sta succedendo voi neghistelli? inoltre se il paese versa in questa situazione in realtà la causa è comune: un uso scriteriato delle risorse minerali le ha consumate riempiendo la discarica atmosferica della cacca dei combustibili, cioè della CO2; adesso le risorse energetiche costano di più e questo ha messo in crisi tuttto il meccanismo; certo la cosa è complicata e non si puo’ dire in due parole come sti facendo io ma l’essenziale o almeno uno dei meccanismi essenziali è questo; e voi neghisti nisba;
Ah, il buon vecchio anticiclone delle Azzorre… Lo stiamo rimpiangendo amaramente.
E penso ai tanti ragazzini che non lo conosceranno più, come non conosceranno le estati vivibili di un tempo.
Un’era è finita, e con la nuova non ho proprio voglia di avere a che fare…
@claudio ma l’estate tu la valuti se fa caldo in italia? nel 2003 tutta l’europa fu investita per mesi e mesi e ci furono 30mila morti solo in francia.. e 6000 in in italia.. il paragone non esiste…
se dal 1900 non avessimo avuto i combustibili fossili per tirare avanti tutto il processo industriale staremmo come l’africa adesso..
ma alle cose che dice ci crede veramente o lo le dice tanto per?
mi scuso per il “tu” non sono riuscito a correggere..
@alex 1
Lei “alle cose che dice ci crede veramente” perché non sa che i combustibili fossili si usano da ai primi dell’800″o perché le dice tanto per”?
in quale quantità ocaS? ma vogliamo paragonare al consumo dall inizio della rivoluzione industriale con i primi dell 800??
cosa che è potuta accadere solo grazie ai combustibili fossili, che ci hanno donato la ricchezza e la crescita e che non permettiamo di usare a quei paesi che ne avrebbero abbondanza nei loro territori ma visto che inquinano ( e noi per crescere cosa abbiamo fatto?) gli proponiamo alternativo al triplo del prezzo..
ma un esame di coscienza no??
alex1 per fortuna non ci sono stati i medesimi morti; anche perchè credo che la gente e i governi si siano incominciati a rendere conto; cio’ non toglie che la situazione è molto grave sia per l’agricoltura che per l’acqua;
quanto al resto hai ragione saremmmo più poveri ma forse non avremmo avuto due guerre mondiali e altre cosine che ci hanno accompagnato nel frattempo; rifletti un momento era possibile SOLO questo sviluppo? solo 40 milioni di auto e camion per 60 milioni di abitanti? non mi pare che tutti i paesi d’europa abbiano fatto esattamente la stessa cosa; era certamente possibile fare altrimenti, ovviamente a patto di fare i conti col mercato e il capitalismo; il problema cruciale a mio modo di vedere è che questo “sviluppo” è lo sviluppo che fa bene a quel modo di produrre, ma non a noi come esseri umani e ce ne stiamo accorgendo; i combustibili fossili ci hanno donato lo sviluppo? si ma ripeto ci hanno donato anche altre cosine: 15% del territorio italiano cementificato, era necessario? due guerre mondiali e innumerevoli altre guerre ancora in corso (Iraq, afghanistan etc)
a livello mondiuale abbiamo consumato certe risorse che non torneranno più: che so il mercurio è finito al 95%; l’elio sta finendo; e cosi’ via
è tutto un dono? sei sicuro?
@claudio
il problema sono gli uomini, non le risorse a cui esso stesso attinge…
@alex 1
“se dal 1900 non avessimo avuto i combustibili fossili per tirare avanti tutto il processo industriale staremmo come l’africa adesso..” Noi bianchi, il carbone lo avevamo dall’inizio dell’800. Senza quello a “tirare avanti” il processo industriale non avremmo mai potuto saccheggiare l’Africa (e mezzo mondo) per un secolo e mezzo.
“i combustibili fossili, che ci hanno donato la ricchezza e la crescita”: la ricchezza la rubavamo dal ‘600 e a “darci la crescita” erano anche gli schiavi deportati nelle Americhe.
“che non permettiamo di usare a quei paesi che ne avrebbero abbondanza nei loro territori”: quali paesi sarebbero?
” nel 2003, 30mila morti solo in Francia”. No, 15.000 mila, quasi tutte nella prima settimana di agosto. Saremo anche un paese sottosviluppato, ma dopo ci siamo organizzati.
@cdv
Voglio vedere come decodifichi “il problema sono gli uomini, non le risorse a cui esso stesso attinge” …
[…] loro carattere estremo, ma si è sempre mantenuto un livello di allarme dato dall’eccezionalità, come se fossero dei fatti anomali, imprevisti e innaturali durante la stagione estiva.Forse agli occhi dei molti può essere così, anche i più anziani faticano a ricordare momenti di […]
[…] Si è parlato della loro intensità, del loro carattere estremo, ma si è sempre mantenuto un livello di allarme dato dall’eccezionalità, come se fossero dei fatti anomali, imprevisti e innaturali durante la stagione estiva. […]
[…] siti di previsioni meteo di dare nomi arbitrari e un po’ sciocchi a fenomeni meteorologici (vedi questo precedente post). L’inizio dell’articolo parte da una questione reale ed importante, la necessità di […]