Due secoli di riscaldamento globale in Italia
Quando si parla di riscaldamento globale si tende spesso a fare riferimento a situazioni regionali, quando non addirittura locali, ed a singoli eventi limitati temporalmente. Così facendo si mette da parte il significato dell’aggettivo globale. D’altronde, non foss’altro perché è ciò che viviamo nel quotidiano, è normale che ognuno di noi sia interessato anche all’andamento locale e in particolare agli eventi estremi, resi più probabili dalle mutate condizioni climatiche.
In linea di principio il riscaldamento su piccola scala potrebbe non essere in sintonia con l’andamento globale poiché localmente, anche a fronte di un riscaldamento generalizzato del pianeta, si risente maggiormente delle variazioni della circolazione atmosferica e di eventuali feedback locali.
Grazie al lavoro certosino dei ricercatori del Historical Climatology Group dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (ISAC) del CNR, l’Italia possiede una delle più lunghe serie storiche di temperatura esistenti. Con a questi dati è possibile avere un’idea abbastanza precisa di cosa sia successo in Italia negli ultimi due secoli.
Fig. 1: Anomalia in Italia rispetto al 1951-1980. Linea nera: dati annuali; linea rossa dati con filtro 15 anni.
L’andamento generale (figura 1) mostra una prima metà dell’Ottocento relativamente fredda seguita, fatta salva la variabilità su scala decennale, da una progressivo riscaldamento fino a circa il 1950. Il trend lineare nel periodo 1850-1950 è stato di 0,1 °C/decennio che in un secolo ha prodotto un aumento della temperatura di circa un grado. Dopo una stasi trentennale, dal 1980 la temperatura ha ripreso a salire molto più rapidamente; da allora ad oggi il trend è stato di 0,4 °C/decennio con un aumento di temperatura complessivo, dal 1980 al 2012, di circa 1.,2 °C.
Alcuni dati per gli amanti delle statistiche (anomalie rispetto al 1951-1980):
– l’anno più caldo è stato il 2003 (l’anno della peggiore ondata di calore mai registrata in Europa, anomalia di +1,6 °C);
– l’anno più freddo è stato il 1816 (l’anno senza estate, anomalia di -2,2 °C);
– i dieci anni più caldi sono tutti successivi al 2002 tranne uno, il 1994 (anomalie fra 1,2 e 1,6 °C);
– i dieci anni più freddi sono compresi fra il 1805 e il 1837 (anomalie fra -1,7 e -2,2 °C)
– gli ultimi 28 anni sono stati tutti sopra la media 1951-1980;
– in tutto l’Ottocento solo 10 anni lo sono stati;
– gli anni con anomalie maggiori di +1 °C sono tutti successivi al 1994;
– l’ultimo anno con anomalia inferiore a -1 °C è stato il 1891.
Continuando con l’analisi statistica, è possibile riassumere graficamente l’andamento calcolando la distribuzione delle anomalie nei primi 150 anni di dati e indicando nel grafico con colori diversi i primi tredici anni di ogni cinquantennio. Questo modo di rappresentare i dati mette in risalto quanto è significativo lo scostamento recente rispetto alla variabilità dei 150 anni precedenti.
Nei primi tre cinquantenni mai si era superato il valore di due volte la deviazione standard mentre è accaduto dieci volte nei cinquanta anni fino al 1999. Per contrasto, undici sui tredici anni di questo secolo sono andati oltre, e cinque anni oltre le tre deviazioni standard. Risulta evidente che il clima italiano degli ultimi decenni non rientra nella variabilità climatica dei 150 anni precedenti.
Fig. 2: Distribuzione di frequenza delle anomalie nel periodo 1800-1950. Simboli: dati; linea nera: approssimazione gaussiana; linee verticali colorate: anomalie dei primi 13 anni di ogni cinquantennio (vedi legenda).
Possiamo infine chiederci com’è andata all’Italia rispetto al pianeta nel suo complesso. Usando i dati GISTEMP, salta subito all’occhio che la nostra regione ha avuto una escursione di temperatura decisamente maggiore rispetto alla media globale. Nel periodo comune, dal 1880 al 2012, in Italia si è registrato un aumento complessivo della temperatura circa doppio (1,8 °C in Italia contro 0,8 globali nelle medie decennali) e un trend dal 1980 due volte e mezzo maggiore (0,40 °C/decennio contro 0,16 °C/decennio). Detto in altre parole, con tono semi-serio, possiamo a buon diritto inserire l’Italia nel gruppo dei “vincitori” nella corsa del riscaldamento globale.
Fig. 3: Anomalia in Italia (linea nera) e globale (linea rossa) rispetto al 1951-1980. Entrambe le serie filtrate a 15 anni.
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Nota: vorrei cogliere l’occasione per ringraziare i ricercatori dell’ISAC per il loro lavoro che ci consente di tenere sotto controllo cosa accade al clima nella nostra nazione ed in particolare il Dott. Michele Brunetti per avermi fornito i dati.
Testo di Riccardo Reitano
6 responses so far
Notare che l’innalzamento inizia proprio con il periodo industriale italiano e che nemmeno le due grandi guerre hanno fermato.
Ciao
l’italia non si è riscaldata molto più del resto del mondo, a patto di raffrontare le temperature italiane con quelle globali sulle sole aree di terra, se si butta in mezzo anche gli oceani nel rafronto allora gran parte del mondo è tra “i vincitori” del riscaldamento globale.
ftp://ftp.ncdc.noaa.gov/pub/data/anomalies/annual.land.90S.90N.df_1901-2000mean.dat
sr
qui trovi il confronto che chiedi. E’ vero che l’anomalia oceanica è inferiore ma comunque l’Italia si sta scaldando più della media delle terre emerse.
Il confronto l’ho fatto con la media globale solo perchè è il numero che viene comunemente citato e sulla quale è definito il limite di “sicurezza” dei 2 °C da non superare.
eh, si, tutti quei discorsi che si fanno sui 2°C devono tener conto che sono un valore medio, e come per i polli di Renzo c’è chi di gradi se ne becca 3 o 4 in più.
Grazie per il post e per il grafico, che riutilizzero’ di sicuro
@ Vincenzo
questo è il motivo per cui molti paesi del sud del mondo non acettano affatto un obietivo delle negoziazioni di +2°C, e ad esempio hanno fatto inserire nel Copehagen Accord un obiettivo di 1,5°C. Il problema è che ora siamo sulla strada dei 3,3 °C (http://www.climateactiontracker.org/)
[…] In un post precedente abbiamo visto come il riscaldamento in Italia abbia qualitativamente rispecchiato l’andamento globale, ma con un maggiore incremento della temperatura. Questo andamento può essere inserito nel quadro delle proiezioni per il Mediterraneo; nel IV Rapporto IPCC si legge infatti: “Annual mean temperatures in Europe are likely to increase more than the global mean. The warming in northern Europe is likely to be largest in winter and that in the Mediterranean area largest in summer.“ (“É probabile che le temperature medie annuali in Europa aumenteranno più della media globale. Il riscaldamento è probabile che sia più grande in inverno in Nord Europa, e in estate nell’area mediterranea”) La frase citata contiene un riferimento stagionale differenziato per diverse regioni europee: ci si aspetta che l’area mediterranea, e quindi l’Italia, si riscaldi maggiormente d’estate che d’inverno. Possiamo fare di nuovo ricorso ai dati stagionali ISAC-CNR per vedere cosa è successo finora. […]