Come si scaldano le stagioni in Italia
In un post precedente abbiamo visto come il riscaldamento in Italia abbia qualitativamente rispecchiato l’andamento globale, ma con un maggiore incremento della temperatura. Questo andamento può essere inserito nel quadro delle proiezioni per il Mediterraneo; nel IV Rapporto IPCC si legge infatti:
“Annual mean temperatures in Europe are likely to increase more than the global mean. The warming in northern Europe is likely to be largest in winter and that in the Mediterranean area largest in summer.“ (“É probabile che le temperature medie annuali in Europa aumenteranno più della media globale. Il riscaldamento è probabile che sia più grande in inverno in Nord Europa, e in estate nell’area mediterranea”)
La frase citata contiene un riferimento stagionale differenziato per diverse regioni europee: ci si aspetta che l’area mediterranea, e quindi l’Italia, si riscaldi maggiormente d’estate che d’inverno. Possiamo fare di nuovo ricorso ai dati stagionali ISAC-CNR per vedere cosa è successo finora.
Fig. 1: anomalie stagionali di temperatura in Italia riferite al periodo 1800-1850. Linea nera: dati annuali; linea rossa: dati filtrati a 15 anni. (Dati ISAC).
L’anomalia invernale, a differenza di quella annuale, mostra un andamento abbastanza regolare a partire dal 1850. Da allora ad oggi il trend lineare è stato di 0,12 °C/decennio. Le altre tre stagioni, invece, mostrano un aumento del trend di riscaldamento regolare dopo il 1980. Il fenomeno è particolarmente evidente in estate e in primavera. Il trend secolare estivo 1850-1950 è stato di 0,11 °C/decennio, praticamente uguale a quello primaverile (0,10) ed autunnale (0,11). Dopo il 1980, benché si registri un incremento anche in autunno (0,21 °C/decennio), in primavera ed estate si registra un riscaldamento molto accentuato, rispettivamente di 0,55 e 0,60 °C/decennio; non sorprende quindi che le anomalie medie in questo secolo siano particolarmente elevate pari a 2,11 °C e 2,56 °C rispettivamente o, per usare il riferimento 1951-1980 temporalmente più vicino e più comune, di 1,42 °C e 1,87 °C.
Volendo confrontare gli andamenti stagionali italiani con quelli generali, non è possibile utilizzare le medie stagionali globali. Infatti, come è facile intuire ed è confermato dai dati, le opposte stagioni nei due emisferi tendono ad annullare le differenze. Più appropriato è fare il confronto con il solo emisfero nord e per le latitudini extra-tropicali.
Fig. 2: anomalie stagionali di temperatura in Italia (linea nera), emisfero nord fra 30° e 60° N (rossa) e fra 30° e 90° (verde), riferite al periodo 1951-1980. (Dati di rianalisi NOOA).
Alle latitudini comprese fra 30° e 60° Nord (curva rossa) l’andamento è relativamente uniforme attraverso le stagioni; rispetto al periodo 1951-1980, ha raggiunto gli 0,6-0,8 °C in tutte e quattro le stagioni. Includendo la regione artica (curva verde) si può notare un riscaldamento generalmente più marcato tranne che in estate.
In Italia, invece, l’andamento è simile in inverno, ma decisamente più accentuato nelle altre tre stagioni anche rispetto all’intera regione extra-tropicale. Fra tutte svetta l’estate, con un’anomalia recente di oltre 2 °C, più di un grado maggiore che nel resto dell’emisfero nord.
Tornando alla frase citata in apertura sul possibile forte riscaldamento estivo nell’area mediterranea, è certamente prematuro trarre conclusioni, ma guardando i dati relativi all’Italia l’impressione è che da noi il futuro sia iniziato trent’anni fa.
Testo di Riccardo Reitano
One response so far
[…] ultimi 3 decenni si è registrato un incremento medio di circa mezzo grado in più ogni decennio (dettagli in questo recente post). Anche per il futuro, le proiezioni parlano di un netto riscaldamento previsto nei mesi estivi, […]