L’opinionista sull’orlo di una crisi di nervi
Il critico televisivo Aldo Grasso ha trovato un motivo di preoccupazione per il problema del riscaldamento globale: il farfallino giallo di Luca Mercalli
Come ampiamente raccontato su Climalteranti.it, non c’è molto da esseri soddisfatti per come il problema del riscaldamento globale è stato raccontato dai mass media negli scorsi anni. Un misto di confusione e ambiguità, di reticenze ed esagerazioni, con una presenza frequente della negazione, del rifiuto di credere a quanto la comunità scientifica in modo sostanzialmente unanime sostiene da decenni. Come già scritto, fortunatamente il negazionismo climatico è quasi scomparso in televisione, sulla carta stampata gli articoli negazionisti sono ormai pubblicati solo su Il Giornale, Libero e Il Foglio.
In questo contesto disastrato, iniziano a vedersi degli sprazzi di informazione di qualità: dal 2015 il meteorologo e climatologo Luca Mercalli, da sempre in prima linea nella divulgazione scientifica sui cambiamenti climatici, conduce una bella trasmissione televisiva, Scala Mercalli, sei puntate in onda in prima serata il sabato, in cui il clima che cambia è il tema principale, con servizi approfonditi e interessanti. Finalmente si inizia a capire qualcosa del problema, le cause, gli impatti già in corso o attesi per il futuro, i modi a disposizione per cambiare direzione.
La conoscenza del problema ha però delle conseguenze, ci mette davanti alla necessità e alla possibilità di azioni per contrastare il cambiamento climatico, come anche Scala Mercalli non può non mostrare: ci sono delle scelte che dovranno essere fatte, dei business che dovranno essere fermati, dei cambiamenti riguardano anche le nostre azioni quotidiane.
È per questo che sta emergendo una nuova figura nel panorama dell’informazione, quella dell’opinionista sull’orlo di una crisi di nervi. È un tipo di commentatore abituato a parlare del nulla, campione del cerchiobottismo, un alfiere del “diamine, non preoccupiamoci troppo”. Davanti agli aumenti di temperature senza precedenti, ai ghiacci che si fondono, all’aumento del livello del mare, alle prime attribuzioni degli eventi estremi al cambiamento climatico, agli impatti delle attività di fracking, agli incidenti a centrali nucleari, l’opinionista ha un problema: non è più possibile fare finta di niente, e non è più possibile neppure negare la realtà.
Davanti al grafico dell’andamento delle temperature del mese di febbraio (fonte dati: NASA-GISS), anche il più ottuso degli editorialisti non può non accorgersi che qualcosa non torna.
La soluzione più facile, seguita da diversi opinionisti, è quella di prendersela con chi presenta le notizie.
Aldo Grasso, critico televisivo del Corriere, è uno di questi. Ogni anno trova un modo per attaccare Luca Mercalli, reo di parlare della realtà del cambiamento climatico e delle sue implicazioni. Nel tempo le sue contumelie sono peggiorate: si è passati dalle solite accuse che i negazionisti climatici hanno da sempre rivolto ai climatologi (“ideologico”, “profeta di sventura”, “catastrofista”), ad attacchi sulla persona (“incattivito”). Nell’ultima versione, pubblicata sul Corriere della Sera del 7 marzo, è arrivato a scrivere che Mercalli ha “una strategia tanto semplice quanto spietata: accrescere nello spettatore il senso di colpa, iscriverlo nella lista nera dei climalteranti” e che “A volte mi figuro Mercalli come un sadico mascherato da ambientalista”.
L’articolo contiene le solite stupidaggine retoriche e ammiccanti a cui Aldo Grasso ci ha abituato, ad esempio “ci sarebbe l’energia nucleare, noi la compriamo dalla Francia” (ne compriamo meno dell’1% di quella che consumiamo), “con le candele come farà a rimirarsi quando appare in video” (l’alternativa ai fossili non sono le candele, ovviamente), “chi paga la pesante bolletta della luce di tre ore di trasmissione” (gli stessi che pagano le altre migliaia di ore di programmi insulsi trasmessi dalla televisione nazionale).
Il passaggio più interessante dell’articolo, in cui si disvela il problema di Grasso, è quello in cui scrive “Forse mi sbaglio, non so perché, il suo farfallino giallo mi fa paura”.
La frase è interessante perché Grasso conferma di essere confuso, e di avere una sensazione di paura. L’errore che fa è quello di attribuire la sua paura al farfallino di Luca Mercalli, anziché approfondire il perché di questa paura, le sue ragioni profonde.
Non conosco personalmente Aldo Grasso, ma da quanto scrive sono portato a credere che le sue paure vere e inconsce siano altre. Quella che tutti proviamo, quando ci accorgiamo della realtà degli impatti e della sofferenza che il riscaldamento globale sta già portando a milioni di persone, e porterà in futuro (e su questo i servizi di Scala Mercalli sono efficaci). O la paura di rendersi conto di aver scritto poco e male su un tema di cui ora è evidente la fondatezza e la rilevanza globale. O la paura di capire che Mercalli ha ragione, mostra fatti veri e le soluzioni che racconta hanno senso. In sintesi, la paura di accorgersi di stare dalla parte sbagliata della storia.
So che è difficile che un critico televisivo provi a leggere gli studi sulla gestione psicologica del problema del cambiamento climatico, per cui non rimane che rivolgere l’invito a Aldo Grasso, e a tutti i lettori, di continuare a seguire Scala Mercalli, il sabato alle ore 21.45 su Rai3.
Testo di Stefano Caserini
14 responses so far
Penso che gli unici che abbiano diritto di fare i critici televisivi siano quelli che la televisione la fanno, non quelli che la guardano. Una sorta di peer review applicata in senso piu’ ampio.
In qualsiasi tipo di mestiere chi critica deve avere infatti “skin in the game”. Perche’ e’ troppo comodo criticare senza mai mettersi in gioco. E’ semplicemente non etico.
A proposito, Aldo Grasso ha anche un blog, che purtroppo non gli serve a nulla:
http://forum.corriere.it/televisioni/19-03-2015/lideologia-di-luca-mercalli-2636110.html
Gabrielli
niente: siamo di fronte a un caso disperato!
Per il resto, come già scritto in un commento precedente, a me sembra che l’imbarazzante articolo di AG sia, soprattutto, molto stupido. Squalifica chi lo ha scritto e il quotidiano che lo ha pubblicato, per di più, se non sbaglio, in prima pagina.
Lo stile, in genere lieve di Aldo Grasso, qui mostra un’acrimonia incomprensibile. O meglio, mi sembra che si faccia prendere la mano partendo da qualche intuizione più o meno strampalata. Che il tema dei “professionisti” dell’emergenza ambientale non sia nuova è evidente da tempo. La strategia di cavalcare paure ed emergenze ce la spiegava già Sciascia sulla mafia. C’è chi lucra e va stanato perché fa solo danni facendo perdere credibilità e affievolendo una tensione etica che andrebbe salvaguardata con buoni esempi. Noi possiamo cercare di capire ed evidenziare se tra i cosiddetti catastrofisti in realtà c’è chi mira solo a soldi e potere e ad accrescere, paradossalmente, i propri livelli di consumo. Cioè quelli che predicano bene e razzolano male. Mercalli si espone dicendo verità scomode. Ma questa è un’altra storia.
Intanto chi ha idee nuove su come affrontare le emissioni in aviazione può partecipare alla consultazione pubblica della Commissione Europea (scadenza: 30 maggio)
http://ec.europa.eu/clima/consultations/articles/0029_en.htm
La prima domanda è
Following the Paris Agreement and considering the agreed long-term goal, what kind of effort should come from international aviation and how should this develop over time?
Gli esperti e il mondo vanno in una direzione, le mosche nere in un’altra…
“con le candele come farà a rimirarsi quando appare in video” (l’alternativa ai fossili non sono le candele, ovviamente),
Fra l’altro le candele oggi sono fatte di paraffina, per cui sono fossili pure loro….
“ci sarebbe l’energia nucleare, noi la compriamo dalla Francia” (ne compriamo meno dell’1% di quella che consumiamo),
Non è proprio così: nel 2015 abbiamo importato 50 TWh su 315 TWh di consumi totali (16% circa), e questa elettricità importata è quasi tutta, direttamente o indirettamente nucleare (da Francia, Svizzera e Slovenia)
http://download.terna.it/terna/0000/0695/11.PDF
@ alsarago58
Il dato è reltivo alla sola Francia, e il conto è fatto sul totale dell’energia, non solo sull’elettrico. Nel 2015 è aumentato l’import, può darsi che siamo sopra l’1%.
La questione centrale è comunque che non la importiamo perchè non ce l’abbiamo (come sembrerebbe dallo scritto di Grasso), ma perchè ce la vendono a prezzi molto bassi e convenienti.
@ Paolo
Non sono d’accordo, secondo me una critica televisiva, cinematografica o letteraria può essere fatta con serietà ed efficacia, anche se non si è mai fatto tv, se non si è stati registi di film o autori di libri importanti. Ci sono decine di grandi critici a testimoniarlo, è un’arte o una disciplina anche quella della critica. I critici bravi sono persone che conoscono la materia che criticano tanto quanto quelli che criticano.
Qui siamo in un caso diverso. Grasso non critica la trasmissione, il problema è che non gradisce la realtà che la trasmissione descrive. Se si occupava di calcio o di cucina non ci sarebbero stati problemi col farfallino. Invece il problema è che le temperature e il livello dei mari aumentano, si inziano a vedersi i profughi climatici, è necessario cambiare il sistema energetico… questo entra in conflitto con l’impostazione ideologica di Grasso. Da qui la durezza, direi il livore della critica.
@ Homereticus
non era in prima pagina, per fortuna era in una pagina interna
@Stefano
Sono d’accordo che sono quasi tutti d’accordo con te. Ed infatti ci ritroviamo anche tantissimi critici di climatologia che la climatologia non l’hanno mai fatta 😉 Sorry ma rimango della mia idea: a ciascuno il suo.
Buongiorno, vi seguo oramai da alcuni anni e faccio i miei complimenti per il blog, ottimi articoli, ottime discussioni, ottimi autori. Una breve presentazione: sono biologo, da tanti anni studio il clima e i cambiamenti climatici per passione, scrivo anche qualcosa in merito, e sono sostanzialmente un ex scettico, da qualche anno oramai “convertito”. Credo però che il mio sia un caso emblematico di come la realtà del mondo, essendo eraclitea e non parmenidea, perché fatta sostanzialmente di sistemi complessi, ci dovrebbe spingere continuamente a ri-guardare, ri-scoprire, ri-considerare le nostre posizioni nei confronti dei vari aspetti che contraddistinguono la complessità del mondo. Un sistema complesso infatti si evolve, cambia continuamente, cambia le regole perché cambiano le interrelazioni tra gli elementi e quindi appare ovvio che di conseguenza anche il nostro pensiero, man mano che aumenta il grado di conoscenza del sistema stesso, possa cambiare o quantomeno evolversi. Nessun modello, concettuale o fisico-matematico che sia, può sempre rimanere uguale a se stesso in una prospettiva dove la normalità delle cose è il cambiamento. Detto questo veniamo al “problema” di Grasso. Io credo che la questione di fondo sia un problema di conoscenza, c’è tutta una schiera di giornalisti che scrivono di problemi scientifici e non solo di cambiamenti climatici, bravissimi, ma che in realtà pare che di scienza se ne intendano poco, o almeno è quello che lasciano trasparire dai loro scritti. Purtroppo invece la scienza non è come la politica o come qualsiasi altra attività sociale classica dove chiunque si può dichiarare esperto magari per aver letto un unico saggio, la scienza è prima di tutto un metodo, è fatta di regole, di conoscenza approfondita, è anche una filosofia se vogliamo, intesa come modo di pensare, bisogna conoscerla, viverla, applicarla, masticarla. Ma a tal riguardo mi associo ad un bellissimo commento di Antonio Zecca del 18 ott. 2014, che parlava di scienza e democrazia e che sostanzialmente diceva che in ambito scientifico anche se tutti certamente hanno il diritto di esprimersi, non tutte le opinioni valgono uguale. Secondo me la trasmissione di Mercalli invece è fatta molto bene, tratta di temi importantissimi, fornisce una prospettiva concreta ed attuale delle problematiche e soprattutto, a differenza degli articoli di Grasso, lascia trasparire un alto grado di scientificità. Saluto cordialmente
GRAZIE Stefano ! Roberto
Articolo ineccepibile, analisi perfetta, situazione climatica globale -ahi noi- grave, capacità critica sull’argomento da parte del sopravvalutato sig. Grasso inaccettabile e imbarazzante
http://oggiscienza.it/2016/03/24/referendum-trivelle-rischio-economia-giacimenti/
E questo è il secondo scivolone di oggi scienza in pochi giorni?
Salve, per commentare gli ultimi dati allarmanti sull’aumento delle temperature medie e della CO2 atmosferica ho scelto di riproporre la vecchia ma sempre suggestiva immagine di Gaia, pianeta vivente affetto da grave malattia:
https://stopfontifossili.wordpress.com/2016/03/26/codice-rosso-per-gaia/