L’effetto-Trump sulle politiche sul clima
Secondo alcune voci ed alla luce di quanto dichiarato in campagna elettorale, il Presidente-eletto Donald Trump sarebbe pronto a silurare pubblicamente l’Accordo di Parigi. Ma può effettivamente abbandonarlo? E soprattutto, conviene agli USA?
Negli ultimi giorni molto si è discusso circa le potenziali conseguenze sull’Accordo di Parigi derivanti dall’elezione di Donald Trump come prossimo Presidente degli Stati Uniti; e alla COP22 di Marrakech, conclusasi il 19 novembre, si sono rincorse voci secondo cui Trump sia pronto ad annunciare al mondo il prossimo “abbandono” dell’Accordo da parte degli USA. Ma può veramente farlo?
Sia chiaro, fornire una risposta lineare a tale quesito è tutt’altro che semplice. Ciononostante, è possibile affrontare la questione ragionando su due livelli: il primo, quello prettamente legale dell’Accordo; il secondo, quello “pratico”, relativo agli impegni.
Per comprendere appieno gli scenari, è però necessaria innanzi tutto una premessa circa la natura dell’Accordo di Parigi: trattasi infatti di un accordo internazionale, legalmente vincolante, entrato ufficialmente in vigore e ratificato ad oggi da 113 Paesi; inoltre, l’Accordo si colloca all’interno della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, ovvero il Trattato originatosi dalla Conferenza di Rio del 1992 ed entrato in vigore nel 1994.
Quest’ultimo elemento risulta dunque essenziale poiché l’Accordo di Parigi si configura come strumento di attuazione della Convenzione (che era già stata ratificata da tutti i Paesi a livello nazionale). Per tale ragione, alcuni Governi hanno potuto ratificare l’Accordo attraverso semplici procedure senza subordinarne l’accettazione al giudizio delle rispettive Camere. È questo il caso ad esempio degli Stati Uniti: lo scorso agosto, il Presidente Obama ha firmato un atto presidenziale di ratifica, scavalcando sostanzialmente il voto del Congresso, facendo leva proprio sulla natura attuativa dell’Accordo di Parigi rispetto ad un Trattato già ratificato dal Congresso (la Convenzione, appunto).
Occorre, inoltre, premettere come i Contributi (NDC) presentati lo scorso anno dai Paesi ed aggregati all’Accordo di Parigi attraverso la Decisione della COP21 siano stati determinati su base volontaria nazionale e, nonostante si configurino come vincolanti una volta presentati, non prevedano specifiche sanzioni dirette in caso di loro mancato raggiungimento (almeno fino a quando non sarà introdotto un apposito meccanismo di compliance sanzionatorio). Ciò in quanto, a seguito della COP15 di Copenaghen, il processo negoziale è stato impostato secondo un approccio “bottom-up” (“dal basso”), nella speranza che i Paesi, posti in uno scenario di competitività internazionale, adottassero misure ambiziose senza che queste fossero loro imposte “dall’alto”. E in effetti, al netto del grande lavoro ancora necessario per colmare il gap con gli obiettivi posti dalla scienza, finora le cose non sembravano andare poi così male.
Il livello “legale”.
Può Trump ritirare formalmente l’adesione degli USA all’Accordo di Parigi? La risposta qui sembra più semplice: no. O meglio, non subito: la delegazione statunitense potrebbe inoltrare una simile richiesta solo a partire dal 4 novembre 2019, in quanto l’art.28 comma 1 dell’Accordo di Parigi stabilisce chiaramente che ciò sia possibile “a partire da 3 anni dall’entrata in vigore dell’Accordo”, avvenuta poco più di tre settimane fa. Non solo: il comma 2 del medesimo articolo aggiunge come, una volta depositata la richiesta, questa diventi effettiva solamente un anno dopo. In sintesi, gli USA non potrebbero formalmente abbandonare l’Accordo di Parigi fino al 4 novembre 2020, quando il mandato di Trump (salvo rielezione…) sarà sostanzialmente già terminato. Il fatto che la procedura di rescissione dall’Accordo duri esattamente quattro anni (tanti quanti il mandato presidenziale USA) sembra in effetti sospetta, insinuando nei più maliziosi il pensiero che tale scelta sia stata tutt’altro che casuale. Le regole pocanzi illustrate hanno delle basi solide: se un Paese dovesse metterle in discussione creerebbe un grave precedente a livello internazionale, non solo per l’Accordo di Parigi ma per ogni futuro accordo in settori anche diversi da quello del clima: si andrebbe ben oltre la “provocazione” politica.
Sospiro di sollievo, dunque? Nì. Perché l’amministrazione Trump avrebbe potenzialmente un’altra carta da giocarsi: l’abbandono della Convenzione UNFCCC, ovvero il Trattato “madre” cui fa riferimento l’Accordo. Tale procedura potrebbe essere avviata subito (quando Trump si insedierà ufficialmente) e diverrebbe effettiva entro un solo anno, facendo decadere immediatamente ogni tipo di accordo ad essa subordinato, come tra l’altro esplicitato dal comma 3 dello stesso art.28 dell’Accordo di Parigi. Tuttavia, in questo caso, poiché la Convenzione era stata ratificata dall’allora Presidente Bush con il parere favorevole del Senato, anche un suo abbandono dovrebbe seguire lo stesso iter – ma su questo punto i precedenti giuridici sono controversi.
“Il Senato USA è a maggioranza repubblicana”, qualcuno osserverà; vero, ma la vittoria di una eventuale mozione di abbandono della Convenzione non dovrebbe considerarsi così scontata. La rescissione dall’UNFCCC avrebbe infatti ripercussioni enormi sulla politica estera americana, ben oltre le conseguenze di un “semplice” abbandono dell’Accordo; e con l’establishment repubblicano non esattamente a sostegno di Trump (lo si è visto in tutta la campagna elettorale), è tutt’altro che da escludersi una presa di coscienza da parte di almeno una porzione del Congresso. Ciò non solo per ragioni etiche, ma piuttosto perché gli scenari sono profondamente cambiati negli ultimi quindici anni: in molti casi, oggi, le politiche ambientali e climatiche non sono più solo la scelta più giusta, ma anche quella più conveniente dal punto di vista economico. Senza contare il sempre maggior peso che il settore privato delle energie rinnovabili ha acquisito nel corso dell’amministrazione Obama, che inevitabilmente continuerà a crescere. Di questo se ne stanno accorgendo anche i politici.
Il livello “pratico”.
Al di là delle questioni procedurali e legali, esiste un aspetto pratico che non è però possibile ignorare: i Contributi di riduzione delle emissioni allegati all’Accordo di Parigi, così come quelli finanziari (la cui roadmap è ancora tutta da definire per il raggiungimento del target di 100 miliardi di dollari l’anno per la climate finance), facevano largamente affidamento sulla volontà dei Paesi stessi per la loro implementazione e mobilitazione. Su questo piano, il cambio di Presidenza avrà quasi certamente delle conseguenze tangibili, in primis a livello nazionale (già si parla della nomina di un negazionista del clima alla guida dell’agenzia americana per l’ambiente) e di riflesso in sede negoziale, dove alle prossime COP è possibile immaginare una posizione ben meno progressista da parte degli Stati Uniti (che già, comunque, non eccellevano per ambizione nonostante i recenti passi positivi di Obama), che potrebbero ostacolare diverse decisioni facendo leva sul meccanismo di voto per “consenso” ai negoziati. Ciò senza contare la probabile reazione a catena che seguirebbe ad un passo indietro degli USA nello stanziamento di fondi: buona parte degli obiettivi di riduzione delle emissioni dei Paesi in via di sviluppo sono infatti condizionati al supporto in termini economici e di trasferimento di tecnologie. In loro assenza, l’ambizione di questi Paesi subirebbe con ogni probabilità un ridimensionamento.
Inutile dunque nascondere la realtà: se Trump davvero annunciasse al mondo l’abbandono dell’Accordo, a pochi importerebbe sapere che tecnicamente ciò sia difficilmente possibile nell’immediato; mentre il messaggio politico sarebbe distruttivo.
Ma non va dimenticato che le politiche sul clima negli Stati Uniti non dipendono solo da scelte federali: molti sono gli impegni ambiziosi da parte di grandi città statunitensi (alcune delle quali hanno firmato una lettera chiedendo formalmente a Trump di mantenere l’impegno sul clima), di Stati, di aziende, di investitori (un elenco è presente sul portale degli “attori non statali” dell’UNFCCC). Sono azioni che in larga parte proseguiranno anche con un cambiamento di direzione o di impegno del livello federale.
Da segnalare, inoltre, la pubblicazione della “long term strategy” degli Stati Uniti comunicata all’UNFCCC proprio nei giorni della COP22. La strategia prevede una riduzione delle emissioni di gas serra dell’80% rispetto il 2005 entro il 2050; tale ambizioso obiettivo dovrebbe essere raggiunto attraverso una forte riduzione delle emissioni di CO2 del settore energetico, assorbimenti di CO2 dalle foreste e dalle migliorate pratiche agricole, e rimozione di CO2con le tecnologie CCS o BECCS.
Difficile, in conclusione, prevedere esattamente in che modo muterà la posizione americana qualora tale scenario dovesse configurarsi; ed ancor più difficile è prevedere le possibili reazioni degli altri grandi Paesi (nonostante diversi abbiano già pubblicamente confermato di voler proseguire nell’attuale direzione anche senza gli USA, seguendo proprio gli Stati Uniti nella pubblicazione di strategie sul clima a lungo termine).
Anche se notizie recenti sembrano far intravvedere un riposizionamento di Trump sul clima, appare probabile quantomeno un ridimensionamento del momentum internazionale sorto attorno a Parigi, con inevitabili passi indietro specialmente nelle misure da qui al 2020. Le elezioni americane portano dunque certamente notizie non buone per il clima sul breve termine, per quanto non catastrofiche (il mondo è pronto ad andare avanti anche senza gli USA), né del tutto prevedibili.
Testo di Federico Brocchieri, con il contributo di Sergio Castellari, Giacomo Grassi, Stefano Caserini e Marina Vitullo
37 responses so far
Negli USA c’è il cosiddetto mercato, per cui visti i pezzi in picchiata delle rinnovabili Trump non potrà salvare il carbone, che è morto oramai.
Farà danni ma penso e mi auguro meno di quello che sperano molti suoi sostenitori
Nota di servizio:
Il link collegato alla frase…
“(alcune delle quali hanno firmato una lettera chiedendo formalmente a Trump di mantenere l’impegno sul clima)”
… non porta da nessuna parte, riapre questa stessa pagina.
@ Robertok06
Sistemato, grazie!
https://www.theguardian.com/environment/2016/aug/11/solar-and-wind-cheaper-than-new-nuclear-by-the-time-hinkley-is-built
Solare ed eolico più economici del nuovo nucleare? Mah, staremo a vedere
Ma poi, perché questa contrapposizione rinnovabili o nucleare? Perché non rinnovabili e nucleare?
Col carbone si fa poca strada. La scelta di Trump è miope. Condannerebbe il suo paese al declino.
Un articolo di George Monbiot su quello che è, secondo me, il vero rischio della presidenza Trump: che si ripeta quello che è successo negli anni della presidenza Bush, quando un presidente inesperto (per usare un eufemismo garbato) era nelle mani di un esercito di lobbysti preparati, determinati e ben pagati.
https://www.theguardian.com/commentisfree/2016/nov/30/donald-trump-george-monbiot-misinformation
@marcurio
“Solare ed eolico più economici del nuovo nucleare? ”
La risposta e’ “No”.
Solare (in UK!… diamine!… il paese dove i turisti vanno a cercare il sole, giusto?) e l’eolico sono intermittenti e stagionali, e non potranno mai sostituire le centrali termoelettriche, gas, carbone, nucleare, olio combustibile, che producono 24h/24, 365gg/anno.
Quelli del Guardian hanno un’agenda politico-ideologica farlocca, lasciali perdere.
Questo qui ti spiega bene il perche’ ed il percome…
https://www.withouthotair.com/
… capitolo 18 (e anche gli altri, tutti ottimi).
Ciao.
robertok06
giusta o sbagliata che sia, non è la “agenda politico-ideologica farlocca” del Guardian ma l’opinione del National Audit Office. Essendo una valutazione (più economica che tecnico-scientifica) autorevole sarebbe piuttosto il caso di leggere il rapporto e trovarne eventuali errori e/o i limiti.
@Riccardo Reitano
Non c’e’ problema: il NAO, come tutti gli altri “studi”farlocchi sulle rinnovabili intermittenti, NON considera il costo dello stoccaggio, l’equilibrio della rete, etc… che dovrebbe essere aggiunto all
LCOE “classico”.
Che FV e eolico producano “gratis” quando c’e’ vento e c’e’ sole, nel senso che il loro combustibile cade dal cielo, e’ irrilevante non appena la loro penetrazione aumenti al di la’ del loro fattore di capacita’… cosa ben nota e gia’ discussa su questo blog (da me, ovviamente) in passato… vedasi studi di Hirth et al, Weissbach et al, Decastro et al, Vaclav Smil, David Mc Kay citato qui sopra, e mille altri.
Una volta che i costi dello stoccaggio dell’inevitabile surplus che sarebbe generato da grandi quantita’ di vento e sole sono tenuti in conto, e non solo costi economici ma anche sociali e di accettazione da parte della popolazione (es: in svizzera poche settimane fa hanno votato contro una centrale eolica… ovviamente nessuno ne ha parlato sulla stampa “ambientalista”, in compenso sul referendum anti-nucleare, perso dagli anti-nucleari, ne sentiamo parlare come se avessero vinto gli anti-nucleari…).
La situazione in UK e’ questa: http://www.gridwatch.templar.co.uk
… produzione di una decina di GW eolici? 0,34 GW !!!
Ma “se non c’e’ vento c’e’ sole”, recita il mantra “ambientalista”, giusto?
No: http://en.sat24.com/en/eu/visual
… le isole britanniche e irlanda completamente coperte da nubi spesse… che anche se non ci fossero a inizio dicembre ci sono 10 ore scarse di sole sopra l’orizzonte (quindi 7-8 ore scarse di produzione da fottovoltaico, ben che vada).
Non ho bisogno di leggere ogni farlocchissimi “studio” che esce sull’argomento: i limiti fisici delle tecnologie intermittenti sono insormontabili, sono dettati da fenomeni fisici al di la del controllo della specie umana… quindi smentito uno, smentiti tutti.
Ovviamente, nel caso non fosse sufficientemente chiaro posso elaborare ulteriormente con dovizia di dati, articoli, calcoli, etc…
Saluti.
@robertok06
Si probabilmente il nucleare è più efficiente dell’eolico.
Ma è difficile immaginare 40 o anche solo 20 centrali nucleari in Italia.
La gente si opporrebbe, così come si oppone agli impianti eolici.
Al massimo si potrebbero riaprire nei siti dove erano le vecchie centrali dismesse.(erano4?)
In Europa e Giappone la situazione è più o meno questa.
http://www.rinnovabili.it/ambiente/fukushima-raddoppiano-costi-decommissioning-222/
http://www.rinnovabili.it/energia/allarme-nucleare-francese-bollette-italiane-666/
http://www.rinnovabili.it/ambiente/nucleare-germania-phase-out-222/
E non sembra far pensare ad un gran rilancio del nucleare.
Insomma, qualche centrale nucleare, impianti solari-eolici dove conviene farli. Che altro?
Non vedo cosa si possa fare di più. Giusto per prendere un po’ di tempo, nella speranza che prima o poi si trovi qualcosa di meglio.
@mercurio
Insomma, qualche centrale nucleare, impianti solari-eolici dove conviene farli. Che altro?
a parte l’annosa questione nucleare su cui non mi esprimo per incompetenza, per il che altro di solito si citano sopratutto l’efficienza energetica e risparmio (anche se ci sarebbero un po’ di geotermia, varie forme d’uso delle biomasse, le maree e, in futuro, un po’ di onde del mare magari).
La prima cosa, l’efficienza, fa felici tutti, perchè si sottintende che facciamo quello che eravamo abituati a fare, meglio se ancora di più, consumando meno. Inoltre si è invogliati a sostituire macchine e tecnologie, ciò che è gradito al sistema economico su cui ci reggiamo.
La seconda cosa, il risparmio, che pure è fortemente connessa alla prima, incontra più ostilità perchè fa un po’ rima con decrescita, il babau che terrorizza il BAU, detto anche DAU, (copyright Caserini se non erro). E decrescita servirebbe anche della popolazione, o almeno iniziare a pensarci.
Va da sè che l’efficienza energetica da sola non può bastare se al contempo le richieste crescono allo stesso ritmo, ma queste cose non sono facili da dire. Qui si parla di Trump, ma non dimentichiamo che solo pochi anni fa fu proprio un presidente USA ad affermare in pubblico che lo “stile di vita degli americani non può essere messo in discussione”
con queste premesse, che dire? buon bau-dau a tutti!
@homoereticus
La decrescita piace a pochi. Realisticamente si potrebbe pensare che una decrescita volontaria non ci sarà mai. E’ molto probabile invece (e in Italia lo stiamo già sperimentando da alcuni anni) che nei prossimi anni ci sia una decrescita, anche molto accentuata, dovuta all’esaurimento (o al rincaro) dei combustibili fossili.
Quindi pur di evitare questo rischio conviene forse accettare anche i rischi del nucleare, in una certa misura.
Nel frattempo bisognerà razionalizzare i consumi e tante altre cose (penso soprattutto all’agricoltura) ed imparare a convivere senza usare le armi. Magari cominciando a smantellare qualche arsenale nucleare.
Il fatto che Trumpone dichiari di andare d’accordo con Putin mi sembra un aspetto da non sottovalutare nella sua presidenza, e speriamo che col tempo non cambi idea.
mah.. il nucleare ormai costa troppo, dai… non ci investe più quasi nessuno
un grafico sui trend degli investimenti è a pag. 32 qui
http://fs-unep-centre.org/sites/default/files/publications/globaltrendsinrenewableenergyinvestment2016lowres_0.pdf
Qui una buona sintesi del perchè il nucleare non ha futuro
http://science.sciencemag.org/content/354/6316/1112.1
robertoK06
di quanto hai scritto la cosa che mi è più chiara è che non hai bisogno di leggere il rapporto per criticarlo.
@mercurio
QUante volte te l’ho gia’ detto? Se leggi spazzatura non puoi imparare niente… rinnovabili.it?… per imparare qualcosa sul nucleare?
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@homoereticus
“l’efficienza energetica e risparmio (anche se ci sarebbero un po’ di geotermia, varie forme d’uso delle biomasse, le maree e, in futuro, un po’ di onde del mare magari).”
L’efficienza energetica e’ dei limiti, la geotermia su larga scala e’ gia’ stata sfruttata in Italia (primo paese al mondo come utilizzo di questa fonte) e non e’ scalabile a piacere; le biomasse hanno anch’esse un limite, e soprattutto non sono esenti da emissioni e impatto ambientale; le maree e le onde?… nel mediterraneo? Ma per favore, dai! Il mediterraneo e’ uno stagno, nulla di piu’… ondine e mareine.
A pag. 19/49 di questo…
goo.gl/4lzd0Icontent_copyCopy short URL
… puoi vedere la potenzialita’ del mediterraneo in termini di maree… praticamente nulla.
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@Vincenzo
1)”mah.. il nucleare ormai costa troppo, dai… non ci investe più quasi nessuno”
Ci sono piu’ di 50 reattori in costruzione in questo momento nel mondo, ma cosa dici????
2) “un grafico sui trend degli investimenti è a pag. 32 qui”
Il grafico corre parallelo al grafico che mostra gli “incentivi” nei vari paesi: una volta che questi ultimi calano o spariscono stessa cosa fanno le installazioni di rinnovabili intermittenti. Guarda l’Italia: 2011?… piu’ di 9 GWp di FV, al picco degli “incentivi” (spesso incentivi a delinquere, leggasi ecomafie varie), nel 2015, senza incentivi, 0,3 GWp… cioe’ ZERO.
Le rinnovabili in Europa sono in calo (le nuove installazioni), persino nella germania della fantastica e farlocca Energiewende il FV non lo installano abbastanza, idem per l’eolico.
“Qui una buona sintesi del perchè il nucleare non ha futuro”
Una buona che??? Stai citando una LETTERA di un anti-nucleare militante, Benjamin Sovacool!… come chiedere a Re Erode una “sintesi” sul futuro degli asili infantili.
Questa e’ una buona sintesi:
http://pubs.giss.nasa.gov/abs/kh05000e.html
“In the aftermath of the March 2011 accident at Japan’s Fukushima Daiichi nuclear power plant, the future contribution of nuclear power to the global energy supply has become somewhat uncertain. Because nuclear power is an abundant, low-carbon source of base-load power, it could make a large contribution to mitigation of global climate change and air pollution. Using historical production data, we calculate that global nuclear power has prevented an average of 1.84 million air pollution-related deaths and 64 gigatonnes of CO2-equivalent (GtCO2-eq) greenhouse gas (GHG) emissions that would have resulted from fossil fuel burning. On the basis of global projection data that take into account the effects of the Fukushima accident, we find that nuclear power could additionally prevent an average of 420,000-7.04 million deaths and 80-240 GtCO2-eq emissions due to fossil fuels by midcentury, depending on which fuel it replaces. By contrast, we assess that large-scale expansion of unconstrained natural gas use would not mitigate the climate problem and would cause far more deaths than expansion of nuclear power.”
Se poi vai sul sito della rivista dove e’ stato pubblicato l’articolo, trovi uno scambio fra Hansen e Kharekha e un gruppo di pasdaran anti-nucleari che hanno criticato questo studio… fra di loro ci sono proprio Sovacool, Mark Jacobson, de Lucchi… etc… i soliti noti insomma… ed e’ istruttivo vedere come la razionalita’ scientifica di Hansen e Kharekha prende a pesci in faccia l’ideologia travestita da pseudo-scienza di Sovacool e Jacobson et al…leggili!
La vera sintesi del nucleare in Europa sono questi DATI:
http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/File:Electricity_Statistics_2013-2015_(in_GWh)_update.png
.. che mostrano come il nucleare sia la prima forma di produzione di elettricita’ del continente.
Piu’ di 800 TWh/anno senza emissioni, affidabile 24h/24, estate e inverno, a costi irrisori rispetto… chesso?… ai 29 cEuro/kWh del fottovoltaico italiano in conto energia (e senza conto energia non se lo installa piu’ nessuno, sia chiaro… neanche con il costo dei pannelli in caduta libera… chiedersi perche’?).
Concludo facendo notare che trovo assolutamente incomprensibile che su un sito che si chiama “climalteranti” e che fa della lotta alla terribile CO2 la sua bandiera ideologica non ci sia UNO CHE SIA UNO favorevole alla tecnologia che piu’ di tutte permette da decenni e potrebbe permettere nei decenni a venire solo a volerlo fare, di limitare le emissioni di CO2.
Il sito, mi viene detto, e’ frequentato da uomini di scienza (climatologi), eppure non ce n’e’ uno che riesca a capire le conseguenze inevitabili del fatto che fotovoltaico e eolico sono altamente intermittenti e stagionali, e che quindi non potranno mai sostituire le centrali dispacciabili, che funzionano 24h/24 tutte le stagioni, generando corrente quando e quanto serve. La risposta a questo puo’ essere solo una, e cioe’ che il pensiero collettivo qui e’ guidato piu’ dall’ideologia che dalla scienza.
@mercurio
“La decrescita piace a pochi. Realisticamente si potrebbe pensare che una decrescita volontaria non ci sarà mai.”
è più o meno quello che penso pure io ed è quello che ho cercato di scrivere … adesso poi, che in America, sempre per restare vicini all’argomento di questo post, diventa presidente uno che dello stile di vita sobrio è davvero un’emblema … siamo a posto!
Ps: nella fretta, sopra ho frettolosamente elencato un po’ di modi rinnovabili per ottenere energia, ovviamente non avendo in mente solo l’Italia. Inoltre la tecnologia avanza e certi usi del calore, magari anche a bassa entalpia, uniti all’efficienza (es cogenerazione) non è detto che, sia pure localmente, non possano dare insieme dei contributi apprezzabili, che sommati fanno più di niente. Se non sbaglio, di solito si fanno gli esempi di Ferrara, molto avanti nello sfruttamento della geotermia, o pensa a certi paesi della val Pusteria dove la filiera della biomassa alimenta riscaldamento e produzione elettrica, nell’ambito di una gestione delle foreste impeccabile. Inoltre, vedi la fretta, ho dimenticato la rinnovabile più grossa di tutte… ok che in Italia non ci sono margini di ulteriore sviluppo, ma l’idroelettrico esiste ancora e contribuisce pur sempre per una grossa fretta alla nostra produzione, anche quando, o anzi ancor più quando il sole copre le nuvole e piove. E con i sistemi di pompaggio, i bacini possono essere usati come efficiente sistema di accumulo.
PS2: concludo questo intervento troppo lungo aggiungendo che la CO2 non è l’unico problema che abbiamo… una critica dei nostri stili di vita insostenibili resta urgente anche se non avessimo il problema climatico, e pure se domani qualcuno inventasse una fonte di energia gratis e inesauribile, per i mille altri inquinamenti, per il saccheggio di risorse esauribili, mille mila buoni e sensati motivi che sappiamo.
@robertok06
Non sono ideologicamente contrario al nucleare, anzi, vorrei che fosse una strada praticabile.
Ma non riesco a immaginare come in un paese come l’Italia si possano installare più di 4 reattori.
Rinnovabili.it in questo contesto rappresenta l’altra campana rispetto ai link che tu suggerisci. Ho letto tutto e francamente mi sono fatto una mia idea intermedia. Per far fronte al fabbisogno energetico italiano servirebbero 40 centrali. E’ improponibile. Non servirà dimostrare che il nucleare è sicuro, economico ed efficiente, (ma come fai a dimostrarlo se le persone, me compreso, non hanno gli strumenti per venire a capo della questione). Pochi, dopo i vari incidenti non ancora risolti potranno accettare, in un paese democratico, una tale concentrazione di impianti in un territorio come quello italiano. In un certo senso, non serve una dimostrazione scientifica, bisogna prendere atto della realtà per quello che è.
@mercurio
Io non propongo il nucleare per l’italia!… assolutamente no… tra l’altro gli italiani hanno gia’ votato due volte contro il nucleare.
Io vorrei solo che alla tecnologia nucleare non ci si opponesse, in italia o ove la si possa utilizzare, sulla base di argomenti irrazionali guidati da fobie basate su leggende metropolitane. Tutto li.
Ad ogni modo, la Francia ha 58 reattori ma solo 19 centrali (centrali e reattori sono due cose diverse)… ci sono centrali francesi che hanno 6 reattori (su meno di 2 km quadrati di superficie), che producono il doppio, a spanne, di quanto producano tutti i 19 GWp di fottovoltaico italiano (ma 24h/24, non solo di giorno e d’inverno 1/4 dell’estate). I 58 reattori francesi producono 410 TWh/anno, rispetto i 310 TWh totali consumati dagli italiani… per sostituire i 150 TWh/anno che le centrali a fossili italiane generano, basterebbero 12 reattori di tipo EPR, o 16 di tipo AP1000… cioe’ 3-4 centrali al massimo.
In Italia, contrariamente a quanto recita il mantra anti-nucleare, ci sono parecchi posti dove tali centrali potrebbero essere localizzate, in zone non sismiche. Non a caso Montalto di Castro, che avrebbe dovuto ospitare un reattore nucleare, e’ in zona non sismica.
Ad ogni modo, se pensi che il nucleare sia difficile da far mandar giu’ agli italiani, aspetta solo che si cerchi di fargli accettare il quintuplo del FV e dell’eolico attuali, piu’ decine di invasi da pompaggio supplementari per stoccare l’inevitabile surplus generato nei momenti di tanto vento e/o tanto sole (rari, ma ci sono)… e’ una mission impossible.
La soluzione, l’unica possibile, sara’ di continuare a bruciare gas e/o carbone in quantita’ industriali.
Qui su CLIMALTERANTI sarete tutti contenti immagino, no? 🙂
Auguri ai superstiti.
“per sostituire i 150 TWh/anno che le centrali a fossili italiane generano, basterebbero 12 reattori di tipo EPR, o 16 di tipo AP1000… cioe’ 3-4 centrali al massimo”.
Oh, allora ci troviamo!
Scusa per i reattori, ammetto la mia impreparazione abissale.
Và bene, se la questione sta in questi termini direi che un ripensamento sul nucleare si potrebbe prendere in considerazione.
Porta pazienza!
Ciao
Ah, in questo blog sono arrivato per caso alcune settimane fa. Devo dire che mi è stato molto utile aver letto tutti i commenti. Mi sono dovuto ricredere su molte questioni riguardanti l’energia e il clima e spero che qualcuno mi abbia seguito nel mio goffo percorso ponendosi gli stessi dubbi che mi sono posto io.
Saluti e grazie a tutti.
@ Robertok06
“Ci sono piu’ di 50 reattori in costruzione in questo momento nel mondo, ma cosa dici????”
appunto, sono gli stessi 50 che erano in costruzione l’anno scorso e l’anno prima, e che saranno in costruzione l’anno prossimo e quello dopo.
Se ti leggi le proiezioni di tutti quelli che si occupoano di scenari tecnologici, vedi da solo che se va bene il nucleare si tiene la sua quota attuale nel mix, i big player saranno altri. Ripeto, non lo dico io, è quello che leggo.
Mi pare che hai un modo efficace per essere sicuro delle tue idee, è quello di deligittimare sul piano personale quelli che scrivono idee diverse. Se invece di etichettarli come ‘Erode’ o ‘i solito noti’ leggessi un po’ quello che hanno scritto, troveresti dei dati della realtà su cui potresti imparare qualcosa e non irrigidirti su posizioni vecchie con toni da fanatico – toni che conosco bene e che ormai molti di quelli li usavano quando parlavano di nucleare hanno abbandonato.
Poi sei liberissimo di ritenere che quando il climatologo Hansen parla di scenari del clima è un pazzo scatenato catastrofista ecc, mentre quando parla di tecnologie e energia nucleare, su cui non ha competenze o articoli scientifici – usa la “razionalita’ scientifica”. Solo che a me sembra un poco buffo come comportamento.
@vincenzo
“@ Robertok06
“Ci sono piu’ di 50 reattori in costruzione in questo momento nel mondo, ma cosa dici????”
appunto, sono gli stessi 50 che erano in costruzione l’anno scorso e l’anno prima, e che saranno in costruzione l’anno prossimo e quello dopo.
Se ti leggi le proiezioni di tutti quelli che si occupoano di scenari tecnologici, vedi da solo che se va bene il nucleare si tiene la sua quota attuale nel mix, i big player saranno altri. Ripeto, non lo dico io, è quello che leggo.”
Tutti quelli che si occupano chi? Il nucleare tiene la sua quota?… ottimo, perche’ vorra’ dire che aumenteranno i reattori, dato che la stessa quota su una quantita’ di elettricita’ molto maggiore significa un aumento. Ho mai detto il contrario? Quando? Dove?
I reattori non sono gli stessi, non dire stupidaggini: la Cina ne ha messi in funzione piu’ di uno, ne ha altri 4 che entreranno in funzione nei prossimi 12 mesi, l’India ne ha fatto partire uno, gli USA ne hanno fatto partire un’altro, i russi idem… questi ultimi hanno persino messo in funzione il BN-800, cioe’ un reattore autofertilizzante (pericolosissimo!… attenzione!… funziona col terribile plutogno!).
Ma cosa dici?
“Mi pare che hai un modo efficace per essere sicuro delle tue idee, è quello di deligittimare sul piano personale quelli che scrivono idee diverse. Se invece di etichettarli come ‘Erode’ o ‘i solito noti’ leggessi un po’ quello che hanno scritto, troveresti dei dati della realtà su cui potresti imparare qualcosa e non irrigidirti su posizioni vecchie con toni da fanatico – toni che conosco bene e che ormai molti di quelli li usavano quando parlavano di nucleare hanno abbandonato.”
Ma cosa dici? Io leggo TUTTO quello che si puo’ leggere in materia, non preoccuparti. L’Erode in questione era Sovacool, giusto?… ho letto i suoi scritti anti-nucleari anni fa, quando era ancora a Singapore, idem tutti gli altri pasdaran anti-nucleari, a partire da Jacobson. Non c’e’ un suo articolo che io non abbia letto… e pure capito, non preoccuparti. Tu? Fai lo stesso? Hai accesso a tutte le pubblicazioni peer-reviewed? Si?
Io delegittimo e prendo in giro gli “instant expert”, quelli che leggono UN ARTICOLO o una puntata di Report e sanno tutto di tutto. Prendo in giro quelli che citano rinnovabili.it come referenza su discussioni di nucleare, prendo in giro quelli che dicono che si possa mandare avanti un paese industrializzato moderno con le sole rinnovabili intermittenti (o quasi)… e lo faccio perche’ con certa gente non si puo’ fare altro.
Non si guarisce dalla sindrome di Dunning e Kruger, purtroppo.
“Poi sei liberissimo di ritenere che quando il climatologo Hansen parla di scenari del clima è un pazzo scatenato catastrofista ecc, mentre quando parla di tecnologie e energia nucleare, su cui non ha competenze o articoli scientifici – usa la “razionalita’ scientifica”. Solo che a me sembra un poco buffo come comportamento.”
Neanche per idea. Lui NON parla di tecnologia nucleare!… lo vedi? Non hai capito nulla di nulla. Hansen e Kharekha si sono limitati a guardare I DATI esistenti, di produzione elettrica, incidenza sanitaria e ambientale, del nucleare e di altre fonti, e sono arrivati all’unica conclusione logica e razionale possibile, che per’altro era gia’ nota… e cioe’ che il nucleare e’ la fonte di produzione di energia con la mortalita’ minore fra quelle baseload, e’ la sola che sia scalabile a piacere, ed ha permesso di salvare la vita a milioni di persone, il tutto garantendo ai paesi che l’hanno adottata enormi vantaggi economici, sociali, di sviluppo tecnologico e scientifico, e altro ancora. L’hai letto almeno????
Sì, certo, leggi tutto, capisci tutto, tutti gli altri esperti sono instant. ciao ciao
Segnalo questo articolo di Monbiot sul tema di questo post:
Frightened by Donald Trump? You don’t know the half of it
http://www.theguardian.com/commentisfree/2016/nov/30/donald-trump-george-monbiot-misinformation
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@ Robertok06
@ “Concludo facendo notare che trovo assolutamente incomprensibile che su un sito che si chiama “climalteranti” e che fa della lotta alla terribile CO2 la sua bandiera ideologica non ci sia UNO CHE SIA UNO favorevole alla tecnologia ….”
@ “il pensiero collettivo qui e’ guidato piu’ dall’ideologia che dalla scienza.”
Vedo che proprio non riesce a scrivere più di un paio di commenti senza offendere gli autori di questo blog. Almeno però cerchi di non inventarsi le motivazioni… non so su quali basi arrivi alla conclusione sull’opinione sul nucleare di tutti i membri del Comitato Scientifico di Climalteranti. Sulla base di un dibattito che c’era stato tempo fa, le posso dire che molto probabilmente si sta sbagliando. Ma la pensi come vuole, non importa.
Noto con rammarico che su questo blog spariscono alcuni commenti diciamo “scomodi”, come il commento #24 di robertok06 lasciato ieri pomeriggio in risposta al commento #23 di Caserini.
Consentitemi di osservare che ciò non depone molto a favore del Comitato Scientifico (in Maiuscolo) di Climalteranti… da oggi anche Blogalteranti e Scienzalteranti per me… peccato!
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p.s.: robertok06 non aveva offeso nessuno con la sua osservazione, che tra l’altro era rivolta in generale ai frequentatori del blog e non agli autori.
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p.s.2: forse i membri del Comitato Scientifico (in maiuscolo) non sanno che esistono le copie cache delle pagine web rimosse e/o modificate.
@ Gianluca
ci sono delle norme delle netiquette, prevedono 5 commenti massimi a testa (il primo di robertok06, ovviamente non è stato conteggiato). Il 6° commento di Mercurio è stato lasciato perchè è la prima volta che si registra la violazione da parte sua.
Tutto qui.
Gianluca
lei crede a quel che scrive un frequentatore farlocco di questo (e di altri) blog che le spara talmente grosse da sembrar quasi vere?
robertok06
“es: in svizzera poche settimane fa hanno votato contro una centrale eolica… ovviamente nessuno ne ha parlato sulla stampa “ambientalista”, in compenso sul referendum anti-nucleare, perso dagli anti-nucleari, ne sentiamo parlare come se avessero vinto gli anti-nucleari….”
Quando la finirà di raccontar balle, forse gli altri interlocutori tranne Gianluca potranno iniziare a considerare i suoi commenti un po’ meno … ehm… “scomodi”. Nel frattempo, questa sua prerogativa non depone molto a favore della Sua Autorevolezza (in maiuscolo), caro effendi.
In svizzera poche settimane fa hanno votato a favore di una centrale eolica
“In compenso sul referendum anti-nucleare, perso dagli anti-nucleari, ne sentiamo parlare come se avessero vinto gli anti-nucleari”
Tre balle in 20 parole. Coraggio, può fare ancora meglio.
Primo: non era un referendum, bensì un’iniziativa popolare. Se le sfugge la differenza, ripassi le basi della civica che si imparano a scuola nel secondario I. O si faccia amico di gughel…
Secondo: non era un’iniziativa anti-nucleare, visto che è lo stesso governo elvetico ad aver deciso già nel 2011 di abbandonare il nucleare con la sua strategia energetica 2050 . E non vedo come uno possa lanciare un’iniziativa che chieda di modificare una decisione sulla quale è d’accordo.
Terzo: non so lei, io sento parlare di quel che è successo, vale a dire la decisione del popolo svizzero di non abbandonare il nucleare in maniera affrettata e con una precisa road map (che è quel che chiedevano i promotori dell’iniziativa: l’abbandono pianificato dell’energia nucleare), bensì di affidarsi alla strategia elaborata dal governo con la quale ha proposto l’abbandono graduale del nucleare. Ciò significa che, una volta spente, le centrali esistenti non possono essere sostituite e dunque non se ne possono costruire di nuove.
@steph
Non credo che robertok06 possa essere definito “farlocco”, mi sembra invece che esprima dei concetti coerenti e che porti avanti delle argomentazioni piuttosto interessanti che inducono a più attente riflessioni.
Indubbiamente adotta spesso degli approcci un po aggressivi, conditi soventemente da toni sarcastici e bellicosi, ma francamente non mi sembra che le spari tanto grosse.
In ogni caso, per carattere, non sono una persona che si fida ciecamente di ciò che viene riportato nei commenti altrui senza prima aver tentato di verificare personalmente le fonti.
Ad esempio, per quanto riguarda il discorso dell’eolico in Svizzera, non so a quale notizia si riferisse in particolare robertok06, ma googlando un po, vengono fuori svariate notizie che dimostrano quanto l’eolico non abbia vita facile laggiù. Giusto per citare qualche esempio reperito frettolosamente:
http://www.lecourrierindependant.fr/les-elus-disent-non-aux-parcs-eoliens_6839/
http://www.rsi.ch/news/svizzera/Parco-eolico-da-riconsiderare-8298874.html
http://www.laregione.ch/articolo/tordi-e-rondoni-uccisi-dalle-pale-eoliche/34981
http://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-e-insubria/STAN-parco-eolico-indigesto-8324632.html
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Mentre per quanto riguarda la diatriba referendum/iniziativa popolare, va detto che gran parte della stampa lo ha definito referendum, quindi non mi sembra giusto il suo suggerimento rivolto specificatamente a robertok06 di ripassarsi ” le basi della civica che si imparano a scuola nel secondario”:
http://www.repubblica.it/ambiente/2016/11/27/news/referendum_gli_svizzeri_bocciano_lo_stop_alle_centrali_nucleari-152937405/
http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-11-27/svizzera-bocciato-referendum-anti-centrali-nucleari-141025.shtml?uuid=ADPNzz2B
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2016/11/27/svizzera-voto-referendum-stop-nucleare_a7d52524-41d0-4f0e-956b-4da56c91ca61.html
http://it.euronews.com/2016/11/27/svizzera-bocciato-il-referendum-per-anticipare-l-uscita-dal-nucleare
http://www.ultimaedizione.eu/svizzera-referendum-dice-no-alla-chiusura-della-centrali-nucleari/
Ma comunque lo si voglia chiamare, resta il fatto che la popolazione svizzera ha respinto seccamente la proposta dei Verdi e della sinistra di imprimere un’accelerazione all’abbandono del nucleare.
Magari definirlo “referendum anti-nucleare” non era il termine più azzeccato, ma in ogni caso ciò che si dovrebbe considerare è il succo di tutta la questione e cioè che la gente non dimostra poi di aver così tanta paura del nucleare, visto che probabilmente ci vorrà ancora più di mezzo secolo prima che l’ultima centrale nucleare venga disattivata, e sicuramente in questo lungo arco di tempo ne passerà di acqua sotto i ponti (o meglio, di “uranio dentro i reattori”) e di fatto nessuno può davvero prevedere cosa possa accadere nel frattempo.
Ciò che mi dispiace principalmente è quanto accade in questo blog quando voci “controcorrente”, come quella di robertok06, tentano di instaurare dei dibattiti a mio avviso legittimi: in pratica si crea immediatamente un fuoco incrociato che non lascia spazio ad un corretto svolgimento delle discussioni, soprattutto legato al limite dei 5 commenti; poiché di fatto, giusto per fare un esempio, ad ogni commento di robertok06 ne corrispondono in media 5 da parte di interlocutori avversi, quindi, per poter tentare di controbattere a tutti, avrebbe bisogno almeno di 15 commenti… è insomma una lotta impari.
Caro Gianluca,
sono costretto a ripetere per l’ennesima volta che è una precisa scelta di questo blog quella di evitare discussioni interminabili su n argomenti diversi. Sia perché richiederebbe molto tempo moderare il dibattito, sia perché lo riteniamo poco utile per aiutare la comprensione dei temi trattati.
Le discussioni lunghe e involute dei post passati, spesso degenerate in battibecchi a 2 o a 3, possono mostrare che non sempre con più commenti si capisce di più. Alla fine non si approfondisce e ci si schiera senza mettersi in discussione.
Chiediamo di discutere sul tema del post (in questo caso l’effetto dell’elezione di Donald Trump sulle politiche sul clima), e non dei temi che ai lettori stanno a cuore. Essendo tutto legato, sappiamo che si può partire da Trump e arrivare ai costi dell’energia nucleare o alla tipologia del referendum svizzero, ma per noi questo è alla fine andare fuori tema.
So che su altri blog o in generale sul web si usa il metro quantitativo del numero di commenti per giudicare l’importanza dei temi o dei blog stessi. A noi questo non interessa.
Come può immaginare, non è facile decidere quando un commento è o no fuori tema, richiede tempo, e spesso questo non c’è (oggi ad esempio io ce l’ho perché è Sant’Ambrogio e a Milano è vacanza…). Da qui la scelta del limite dei 5 commenti, decisa più di 6 anni fa. L’idea è per chi ha qualcosa da dire 5 commenti bastano. Se in un post si finiscono i commenti per replicare ad altri, si potrà fare quando si ritornerà sul tema. Le sorti del clima del pianeta non dipendono da chi ha l’ultima parola in un commento su Climalteranti.
Infine, nelle regole vede che c’è anche un limite al numero di link https://www.climalteranti.it/netiquette. Siamo sempre stati flessibili su questo, ma il fatto è che se mette 9 link, come nel commento precedente, è sicuro che nessuno li seguirà. Se di questi Lei sceglieva il più valido, magari qualcuno lo seguiva.
Se non piace questa impostazione, ricordo che fortunatamente esiste la libertà di crearsi un proprio blog in cui lasciare la discussione senza moderazione.
Dott. Caserini
mi scuso se l’ho costretta a ribadire per l’ennesima volta quali siano le scelte di gestione di questo Vostro blog, però mi consenta di osservare che, a mio avviso, si tratta di regole che in qualche modo sviliscono il concetto stesso di blog in quanto tale e la sua (seppur relativa) utilità… fermo restando che ognuno in casa propria pone le regole che più lo aggradano, ci mancherebbe!
Mi scuso anche per quanto riguarda il superamento del limite di link, che temo di aver violato anche in altre occasioni, non ci avevo fatto proprio caso.. ma in buona fede li avevo inseriti solo ed esclusivamente per corroborare il concetto che stavo esprimendo, poiché pensavo che, mettendo un solo link, sarebbe potuta passare l’idea che le fonti a sostegno potessero essere considerate troppo esigue, tutto qui.
Gianluca
“ma francamente non mi sembra che le spari tanto grosse.”
Vuole che le elenchi le sparate degli ultimi mesi? Quelle sopra sono solo le ultime. Se le piace riflettere seguendo i suoi suggerimenti , contento lei.
“per quanto riguarda il discorso dell’eolico in Svizzera…”
beh, che pensava? Di trovare il paese delle pale eoliche che crescono per volontà divina?
Anyway, per carattere, non sono una persona che ami troppo le divagazioni, per cui, se permette, rimarrei sulla questione specifica. Robertok06 scriveva che “in svizzera poche settimane fa hanno votato contro una centrale eolica”. Poche settimane fa = votazioni del 25 settembre (in Svizzera si vota 4 volte all’anno e le date sono fissate ogni anno, lo sapeva?). In quell’occasione, i cittadini di quello specifico comune hanno votato a favore di una centrale eolica. Ergo: quel che ha scritto robertok06 è una balla.
“Mentre per quanto riguarda la diatriba referendum/iniziativa popolare, va detto che gran parte della stampa …etc etc etc”
Potrebbe anche darsi quello che vuole lei, ma al di là di quello che vuole lei c’è un dato di fatto reale che non è opinabile. Iniziativa popolare ≠ referendum. Punto.
@steph
Mi scusi, ma davvero lei crede che ciò che scrive sia utile al dibattito sul tema o lo fa esclusivamente perché spera che i vari viandanti di passaggio su questo blog si limitino solo ad una lettura superficiale dei suoi commenti?
Da come si pone, a dispetto di quanto esprimeva il Dott. Caserini qualche rigo più su, sembrerebbe che il suo scopo principale qui sia proprio quello di avere a tutti i costi l’ultima parola, ma così facendo rischia solo di darsi la classica zappa sui piedi producendo una sfilza di argomentazioni maldestre, imprecise e fuorvianti, passando inevitabilmente da inquisitore a inquisito.
Prova ne è la rimozione del suo commento #31, il che tra l’altro fa onore ai gestori di questo blog, i quali dimostrano così una certa imparzialità nella moderazione dei commenti.
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Invece, ritornando adesso sul vero tema del post, vorrei dire che mi sembra alquanto inverosimile che lo scetticismo climatico di Donald Trump possa essere davvero in grado di interrompere il cammino già avviato dagli Stati Uniti verso l’utilizzo di fonti di energia a bassa emissione di CO2 e, nella fattispecie, del nucleare, che fornisce loro attualmente circa il 60% dell’energia elettrica carbon-free, pari circa al 20% dell’energia complessivamente prodotta (così come riportato intorno a pag.47 della “long term strategy” comunicata all’UNFCCC).
Insomma, Trump può anche essere definitivo un negazionista, ma non è mica fesso, e da buon uomo d’affari, anche se non crede nella demonizzazione della CO2, crede negli investimenti proficui e vantaggiosi per l’economia ed il benessere del suo paese, e in particolare nel nucleare e nel suo sviluppo… argomento sul quale è sempre stata fermamente convinta anche la Clinton, non dimentichiamolo!
[…] La seconda è la notizia della vittoria nelle elezioni USA di Donald Trump, che al di là degli effetti di lungo periodo sul negoziato ha comunque inciso sull’umore generale dei delegati, che hanno reagito facendo fronte comune, […]
Al di là delle impressioni e delle speranze: i primi indizi, purtroppo concreti, dell’effetto-Trump.
http://rampini.blogautore.repubblica.it/2016/12/07/allagenzia-per-lambiente-trump-mette-lamico-dei-petrolieri/
“mi sembra alquanto inverosimile che lo scetticismo climatico di Donald Trump possa essere davvero in grado di interrompere il cammino già avviato dagli Stati Uniti verso l’utilizzo di fonti di energia a bassa emissione di CO2”
Anche perchè centrali e auto non emettono solo CO2, ma anche inquinanti dannosi alla salute, e non so quanto i cittadini americani siano contenti di tornare a veder aumentate ciminiere sbuffanti fumi neri carichi di mercurio, o marmitte di auto che sbuffano nuvole di PM 2,5, a portata dei polmoni loro e dei loro figli.
Si tratta di un conflitto di interessi fra profitti delle industrie e benessere dei cittadini, per cui la strada del “rilassare le norme ambientali” non sarà esattamente in discesa (spero).
Mi ha colpito il lungo dibattito sul nucleare/ rinnovabili, che mi è sembrato focalizzato su pochi aspetti. Vi segnalo un tentativo che qualche tempo fa abbiamo fatto, per mettere in evidenza la complessità del tema:
The nuclear power option: exploring boundaries and limits, asking open questions
Elena Camino, Laura Colucci Gray. Visions for sustainability n. 4 (2015)
http://www.ojs.unito.it/index.php/visions/article/view/1437
Grazie.
Bigg boss tamil
Climalteranti.it » L’effetto-Trump sulle politiche sul clima
[…] ed economici già pagati oggi, che invito i lei non sa chi sono io a contestare, anche sotto il nuovo post di Climalteranti, […]